"Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici. La comunione di vita con altri, con famiglie che si appoggiano l’una all’altra, è molto importante e solo così, in questo coinvolgimento della comunità, degli amici, della Chiesa, della fede, di Dio stesso, cresce un vino che va per sempre." (Benedetto XVI alla festa delle testimonianze - VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Milano, 1-3 giugno 2012)

venerdì 30 novembre 2012

"Uno dei problemi più seri della nostra epoca è quello dell'ignoranza religiosa"


dal DISCORSO DEL SANTO PADRE ai Vescovi della Conferenza Episcopale di Francia

...La Buona Novella che abbiamo il compito di annunciare agli uomini di tutti i tempi, di tutte le lingue e di tutte le culture, si può riassumere in poche parole: Dio, creatore dell'uomo, in suo figlio Gesù ci fa conoscere il suo amore per l'umanità: «Dio è amore», Egli vuole la felicità delle sue creature, di tutti i suoi figli. 
...uno dei problemi più seri della nostra epoca è quello dell'ignoranza pratica religiosa in cui vivono molti uomini e donne, compresi alcuni fedeli cattolici.
Per questo motivo la nuova evangelizzazione si presenta con un'urgenza particolare, come hanno sottolineato i padri del Sinodo che si è da poco concluso. Essa chiede a tutti i cristiani di rendere ragione della speranza che è in loro (cfr. 1 Pt 3, 15), consapevole che uno degli ostacoli più temibili della nostra missione pastorale è l'ignoranza del contenuto della fede. Si tratta in realtà di una duplice ignoranza: un disconoscimento della persona di Gesù Cristo e un'ignoranza della sublimità dei suoi insegnamenti, del loro valore universale e permanente nella ricerca del senso della vita e della felicità. Questa ignoranza provoca inoltre nelle nuove generazioni l'incapacità di comprendere la storia e di sentirsi eredi di questa tradizione che ha modellato la vita, la società, l'arte e la cultura europee.
...La nuova evangelizzazione sarà efficace se coinvolgerà a fondo le comunità e le parrocchie. 
...I laici, con i loro vescovi e i sacerdoti, sono protagonisti nella vita della Chiesa e nella sua missione di evangelizzazione. In diversi suoi documenti, il concilio Vaticano II ha sottolineato la specificità della loro missione: permeare le realtà umane dello spirito del Vangelo. I laici sono il volto del mondo nella Chiesa e allo stesso tempo il volto della Chiesa nel mondo. Conosco il valore e la qualità del multiforme apostolato dei laici, uomini e donne. Unisco la mia voce alla vostra per esprimere loro i miei sentimenti di stima.
...Essendo i giovani la speranza e il futuro della Chiesa e del mondo, non voglio tralasciare di menzionare l'importanza dell'educazione cattolica. Questa svolge un compito ammirevole, spesso difficile, reso possibile dall'instancabile dedizione dei formatori: sacerdoti, persone consacrate o laici. Al di là del sapere trasmesso, la testimonianza di vita dei formatori deve permettere ai giovani di assimilare i valori umani e cristiani al fine di tendere alla ricerca e all'amore del vero e del bello (cfr. Gaudium et spes, 15). Continuate a incoraggiarli e ad aprire loro nuove prospettive affinché beneficino anche dell'evangelizzazione. 
...La teologia è una fonte di sapienza, di gioia, di meraviglia che non può essere riservata solo ai seminaristi, ai sacerdoti e alle persone consacrate. Proposta a numerosi giovani e adulti, essa li conforterà nella fede e farà di loro, senza alcun dubbio, apostoli audaci e convincenti.
...L'ardore conferito alla nuova evangelizzazione sarà il nostro contributo migliore allo sviluppo della società umana e la risposta migliore alle sfide di ogni tipo che tutti devono affrontare in questo inizio del terzo millennio. 

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana

La famiglia: prima scuola di fede per le nuove generazioni

La famiglia è «la prima scuola per comunicare la fede alle nuove generazioni». Lo ha detto il Papa, che nella catechesi dell’udienza generale di oggi si è soffermato sullo “stile” comunicativo di Gesù, che «diventa una indicazione essenziale per i cristiani: il nostro modo di vivere nella fede e nella carità diventa un parlare di Dio nell’oggi, perché mostra con un’esistenza vissuta in Cristo la credibilità di quello che diciamo con le parole».
«Vigilanza, gioia, capacità di ascolto e di dialogo»: queste le virtù raccomandati ai genitori da Benedetto XVI. «Vigilanza», ha spiegato, significa «saper cogliere le occasioni favorevoli per introdurre in famiglia il discorso di fede e per far maturare una riflessioni critica rispetto ai numerosi condizionamenti a cui sono sottoposti i figli», anche attraverso la «sensibilità nel recepire le possibili domande religiose» presenti nel loro animo. La comunicazione della fede, inoltre, per il Papa «deve sempre avere la tonalità della gioia», che «non tace e non nasconde la realtà del dolore, della sofferenza, della fatica, della difficoltà, dell’incomprensione e della stessa morte, ma sa offrire i criteri per interpretare tutto nella prospettiva della speranza cristiana».
«E' importante aiutare tutti i membri della famiglia a comprendere che la fede non è un peso, ma una fonte di gioia profonda, è percepire l’azione di Dio, riconoscere la presenza del bene, che non fa rumore ed offre orientamenti preziosi per vivere bene la propria esistenza». Infine, la famiglia «deve essere un ambiente in cui si impara a stare insieme, a ricomporre i contrasti nel dialogo reciproco, che è fatto di ascolto e di parola, a comprendersi e ad amarsi, per essere un segno, l’uno dell’altro, dell’amore misericordioso di Dio”. In questa prospettiva, ha concluso il Papa, «parlare di Dio vuol dire far comprendere con la parola e con la vita che Dio non è il concorrente della nostra esistenza, ma piuttosto ne è il vero garante, il garante della grandezza della persona umana».
«Parlare di Dio - ha spiegato il Pontefice - vuol dire anzitutto avere ben chiaro ciò che dobbiamo portare agli uomini e alle donne del nostro tempo: il Dio di Gesù Cristo come risposta alla domanda fondamentale del perché e del come vivere». 

martedì 27 novembre 2012

AVVENTO: Chi è che stiamo aspettando?

...
Il Battista e Maria attendono il Messia con un “desiderio” – quel desiderio di Dio che il nostro Catechismo (n. 27) ci ricorda essere iscritto nel nostro cuore – che riempie a poco a poco tutta la loro esistenza, e nel caso in cui volessimo prendervi parte… anche la nostra!

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domenica 25 novembre 2012

ANGELUS nella solennità di CRISTO RE


Cari fratelli e sorelle!
Oggi la Chiesa celebra Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo. Questa solennità è posta al termine dell’anno liturgico e riassume il mistero di Gesù «primogenito dei morti e dominatore di tutti i potenti della terra» (Orazione Colletta Anno B), allargando il nostro sguardo verso la piena realizzazione del Regno di Dio, quando Dio sarà tutto in tutti (cfr 1 Cor 15,28). San Cirillo di Gerusalemme afferma: «Noi annunciamo non solo la prima venuta di Cristo, ma anche una seconda molto più bella della prima. La prima, infatti, fu una manifestazione di patimento, la seconda porta il diadema della regalità divina; … nella prima fu sottoposto all’umiliazione della croce, nella seconda è attorniato e glorificato da una schiera di angeli». Tutta la missione di Gesù e il contenuto del suo messaggio consistono nell’annunciare il Regno di Dio e attuarlo in mezzo agli uomini con segni e prodigi. «Ma – come ricorda il Concilio Vaticano II – innanzitutto il Regno si manifesta nella stessa persona di Cristo», che lo ha instaurato mediante la sua morte in croce e la sua risurrezione, con cui si è manifestato quale Signore e Messia e Sacerdote in eterno. Questo Regno di Cristo è stato affidato alla Chiesa, che ne è «germe» ed «inizio» e ha il compito di annunciarlo e diffonderlo tra tutte le genti, con la forza dello Spirito Santo. Al termine del tempo stabilito, il Signore consegnerà a Dio Padre il Regno e gli presenterà tutti coloro che hanno vissuto secondo il comandamento dell’amore.
Cari amici, tutti noi siamo chiamati a prolungare l’opera salvifica di Dio convertendoci al Vangelo, ponendoci con decisione al seguito di quel Re che non è venuto per essere servito ma per servire e per dare testimonianza alla verità (cfr Mc 10,45; Gv 18,37). In questa prospettiva invito tutti a pregare per i sei nuovi Cardinali che ieri ho creato, affinché lo Spirito Santo li rafforzi nella fede e nella carità e li ricolmi dei suoi doni, così che vivano la loro nuova responsabilità come un’ulteriore dedizione a Cristo e al suo Regno. Questi nuovi membri del Collegio Cardinalizio ben rappresentano la dimensione universale della Chiesa: sono Pastori di Chiese nel Libano, in India, in Nigeria, in Colombia, nelle Filippine, e uno di essi è da lungo tempo al servizio della Santa Sede.
Invochiamo la protezione di Maria Santissima su ciascuno di essi e sui fedeli affidati al loro servizio. La Vergine ci aiuti tutti a vivere il tempo presente in attesa del ritorno del Signore, chiedendo con forza a Dio: «Venga il tuo Regno», e compiendo quelle opere di luce che ci avvicinano sempre più al Cielo, consapevoli che, nelle tormentate vicende della storia, Dio continua a costruire il suo Regno di amore.

LIBERA LA DOMENICA - Perché la domenica sia di nuovo un giorno da dedicare al Signore, agli amici, alla comunità.


  1. È necessario ripresentare la domenica in tutta la sua ricchezza: giorno del Signore, della sua Pasqua per la salvezza del mondo, di cui l’Eucaristia è memoriale, origine della missione; giorno della Chiesa, esperienza viva di comunione condivisa tra tutti i suoi membri, irradiata su quanti vivono nel territorio parrocchiale; giorno dell’uomo, in cui la dimensione della festa svela il senso del tempo e apre il mondo alla speranza. Queste dimensioni della domenica sono oggi in vario modo minacciate dalla cultura diffusa; in particolare, l’organizzazione del lavoro e i fenomeni nuovi di mobilità agiscono da fattori disgreganti la comunità e giungono anche a precludere la possibilità di vivere la domenica e le altre feste.



PER DARE IL NOSTRO CONTRIBUTO ATTIVO
Se non troviamo banchetti per la raccolta firme davanti alle nostre parrocchie, possiamo utilizzare il seguente link ed aderire on-line. Non lasciamoci sfuggire quest'opportunità: anche questa è testimonianza!
Per firmare on-line clicca qui: FIRMA ON LINE

Per informarti:
Link alla pagina CEI dell'iniziativa
Link al sito "liberaladomenica.it"

giovedì 22 novembre 2012

PACE IN MEDIORIENTE - SVILUPPI

Numerosi incontri di preghiera organizzati in tutto il mondo.
C'è già un primo risultato: UNA TREGUA!
Il silenzio delle armi possa aiutare i popoli a trovare LA PACE.

Collegamento alla notizia della tregua


PACE IN MEDIORIENTE

...un invito a tutti: rivolgiamo incessantemente la nostra preghiera al Dio di tutte le genti perché cessino al più presto tutte le guerre e le violenze tra gli uomini, con particolare attenzione a tutto quanto accade in Terra Santa e nella vicina Siria.
Oggi, inoltre, è ripresa la guerra civile nel Congo: tutti conflitti dimenticati o ignorati dai mezzi di comunicazione di massa.
Preghiamo perché regni sempre la pace tra gli uomini di ogni terra, di ogni razza, di ogni fede! 


APPELLO DEL SANTO PADRE
Seguo con grave preoccupazione l'aggravarsi della violenza tra gli Israeliani e i Palestinesi della Striscia di Gaza. Insieme al ricordo orante per le vittime e per coloro che soffrono, sento il dovere di ribadire ancora una volta che l'odio e la violenza non sono la soluzione dei problemi. Inoltre, incoraggio le iniziative e gli sforzi di quanti stanno cercando di ottenere una tregua e di promuovere il negoziato. Esorto anche le Autorità di entrambe le Parti ad adottare decisioni coraggiose in favore della pace e a porre fine a un conflitto con ripercussioni negative in tutta la Regione medio-orientale, travagliata da troppi scontri e bisognosa di pace e di riconciliazione.

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana


martedì 20 novembre 2012

Aforisma del giorno

"Dove manca la gioia, dove l'umorismo muore, qui non c'è nemmeno lo Spirito Santo, lo Spirito di Gesù Cristo. E viceversa: la gioia è un segno della grazia. Chi è profondamente sereno, chi ha sofferto senza per questo perdere la gioia, costui non è lontano dal Dio del vangelo, dallo Spirito di Dio, che è lo Spirito della gioia eterna." (Papa Benedetto XVI)

In libreria "L'infanzia di Gesù", terzo volume del Papa su Gesù di Nazareth


La risposta essenziale di Maria all’Annunciazione: il suo semplice «sì».

[Maria] si dichiara serva del Signore. «Avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38).
Bernardo di Chiaravalle, in una sua omelia di Avvento, ha illustrato in modo drammatico l’aspetto emozionante di questo momento. Dopo il fallimento dei progenitori, tutto il mondo è oscurato, sotto il dominio della morte. Ora Dio cerca un nuovo ingresso nel mondo. Bussa alla porta di Maria. Ha bisogno della libertà umana. Non può redimere l’uomo, creato libero, senza un libero «sì» alla sua volontà. Creando la libertà, Dio, in un certo modo, si è reso dipendente dall’uomo. Il suo potere è legato al «sì» non forzato di una persona umana. Così Bernardo mostra come, nel momento della domanda a Maria, il cielo e la terra, per così dire, trattengono il respiro. Dirà «sì»? Lei indugia… Forse la sua umiltà le sarà d’ostacolo? Per questa sola volta – le dice Bernardo – non essere umile, bensì magnanima! Dacci il tuo «sì»! È questo il momento decisivo, in cui dalle sue labbra, dal suo cuore esce la risposta: «Avvenga per me secondo la tua parola». È il momento dell’obbedienza libera, umile e insieme magnanima, nella quale si realizza la decisione più elevata della libertà umana. Maria diventa madre mediante il suo «sì». I Padri della Chiesa a volte hanno espresso tutto ciò dicendo che Maria avrebbe concepito mediante l’orecchio – e cioè: mediante il suo ascolto. Attraverso la sua obbedienza, la Parola è entrata in lei e in lei è diventata feconda. In questo contesto, i Padri hanno sviluppato l’idea della nascita di Dio in noi attraverso la fede e il Battesimo, mediante i quali sempre di nuovo il Logos viene a noi, rendendoci figli di Dio. Pensiamo, per esempio, alle parole di sant’Ireneo: «Come l’uomo passerà in Dio, se Dio non è passato nell’uomo? Come abbandoneranno la nascita per la morte, se non saranno rigenerati mediante la fede in una nuova nascita, donata in modo meraviglioso ed inaspettato da Dio, nella nascita dalla Vergine, quale segno della salvezza?». 

Capitolo 2: L’annuncio della nascita di Giovanni Battista e della nascita di Gesù, pp. 46-47
Da L’infanzia di Gesù, di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, Rizzoli – LEV, 2012

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana


domenica 18 novembre 2012

Incontro del 18 novembre 2012

"41 I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42 Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa.
...
51Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. 52 E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini." (Vangelo di Luca)

Nell'incontro di questa sera ci siamo soffermati a riflettere sulla formazione che il piccolo Gesù ha ricevuto nella famiglia di Nazareth, dove, tra l'altro, è stato educato al rispetto delle tradizioni religiose.
L'esperienza vissuta a Nazareth illumina il nostro vissuto quotidiano mostrandoci lo stile educativo della famiglia cristiana che, nonostante le numerose difficoltà, si sforza per formare i propri figli aiutandoli a diventare adulti indipendenti e responsabili nella società.
In questo difficile percorso non si deve restare soli, come singoli o come famiglie: diventa fondamentale il ruolo della comunità, con cui compiere il pellegrinaggio verso mete alte!
Deve cambiare la nostra ottica sugli insegnamenti biblici e della tradizione: dobbiamo guardare alla Bibbia come ad una storia d'amore tra Dio e l'uomo, e sforzarci di vivere questa storia d'amore con la nostra comunità di appartenenza.
Non è forse per amore che abbiamo deciso di formare una famiglia? E non è l'amore che ci ha spinti a generare una nuova vita? E non è quello stesso amore che ci chiede di confrontarci, giorno dopo giorno, con le sfide che si presentano?
E chi, meglio di noi famiglie, può testimoniare l'amore gratuito, avendolo sperimentato?
Adottare un nuovo stile, improntato all'amore, ci porterà a crescere in "sapienza, santità e grazia" davanti a Dio e agli uomini!

Angelus del 18 novembre 2012

"Cari fratelli e sorelle!
In questa penultima domenica dell’anno liturgico, viene proclamata, nella redazione di San Marco, una parte del discorso di Gesù sugli ultimi tempi (cfr Mc 13,24-32). Questo discorso si trova, con alcune varianti, anche in Matteo e Luca, ed è probabilmente il testo più difficile dei Vangeli. Tale difficoltà deriva sia dal contenuto sia dal linguaggio: si parla infatti di un avvenire che supera le nostre categorie, e per questo Gesù utilizza immagini e parole riprese dall’Antico Testamento, ma soprattutto inserisce un nuovo centro, che è Lui stesso, il mistero della sua persona e della sua morte e risurrezione. Anche il brano odierno si apre con alcune immagini cosmiche di genere apocalittico: «Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli verranno sconvolte» (v. 24-25); ma questo elemento viene relativizzato da ciò che segue: «Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria» (v. 26). Il «Figlio dell’uomo» è Gesù stesso, che collega il presente  e il futuro; le antiche parole dei profeti hanno trovato finalmente un centro nella persona del Messia nazareno: è Lui il vero avvenimento che, in mezzo agli sconvolgimenti del mondo, rimane il punto fermo e stabile.
A conferma di questo sta un’altra espressione del Vangelo di oggi. Gesù afferma: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (v. 31). In effetti, sappiamo che nella Bibbia la Parola di Dio è all’origine della creazione: tutte le creature, a partire dagli elementi cosmici – sole, luna, firmamento – obbediscono alla Parola di Dio, esistono in quanto «chiamati» da essa. Questa potenza creatrice della Parola divina si è concentrata in Gesù Cristo, Verbo fatto carne, e passa anche attraverso le sue parole umane, che sono il vero «firmamento» che orienta il pensiero e il cammino dell’uomo sulla terra. Per questo Gesù non descrive la fine del mondo, e quando usa immagini apocalittiche, non si comporta come un «veggente». Al contrario, Egli vuole sottrarre i suoi discepoli di ogni epoca alla curiosità per le date, le previsioni, e vuole invece dare loro una chiave di lettura profonda, essenziale, e soprattutto indicare la via giusta su cui camminare, oggi e domani, per entrare nella vita eterna. Tutto passa – ci ricorda il Signore –, ma la Parola di Dio non muta, e di fronte ad essa ciascuno di noi è responsabile del proprio comportamento. In base a questo saremo giudicati.
Cari amici, anche nei nostri tempi non mancano calamità naturali, e purtroppo nemmeno guerre e violenze. Anche oggi abbiamo bisogno di un fondamento stabile per la nostra vita e la nostra speranza, tanto più a causa del relativismo in cui siamo immersi. La Vergine Maria ci aiuti ad accogliere questo centro nella Persona di Cristo e nella sua Parola."
(Papa Benedetto XVI)

Il Vangelo della domenica

Marco (13,24-32)

«In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. [...] In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
 

sabato 17 novembre 2012

Brano Evangelico di Luca 2,21-52

21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.
22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore - 23 come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore - 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
25Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
29 "Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
31preparata da te davanti a tutti i popoli:
32luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele".
33 Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: "Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35- e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori".
36C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
39 Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
41 I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42 Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. 43Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". 49Ed egli rispose loro: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". 50Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
51Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. 52 E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Nuova Evangelizzazione digitale

"Se la Buona Novella non è proclamata nel mondo digitale, si rischia di abbandonare le molte persone che in questo spazio ottengono notizie e informazioni, in cui esprimono le proprie opinioni, in cui si impegnano in dibattiti e dialoghi, in cui cercano le risposte alle proprie domande nella ricerca della verità. In questo contesto, il ruolo dei laici diventa sempre più centrale. Le "voci" dei molti cattolici che sono presenti nel blog, social network e altri forum digitali stanno raggiungendo le persone che altrimenti non potrebbero incontrare il messaggio di Gesù". (Mons. Claudio Maria Celli)

35° GIORNATA PER LA VITA, 3 febbraio 2013: "Generare la vita vince la crisi"

«Non è né giusto né sufficiente richiedere ulteriori sacrifici alle famiglie che, al contrario, necessitano di politiche di sostegno, anche nella direzione di un deciso alleggerimento fiscale». Lo afferma il Consiglio Episcopale Permanente nel Messaggio per la 35ª Giornata Nazionale per la vita (3 febbraio 2013). I vescovi italiani, riaffermando che «il primato della persona non è stato avvilito dalla crisi» ricordano a tutti che «donare e generare la vita significa scegliere la via di un futuro sostenibile per un’Italia che si rinnova».
«Non si esce da questa fase critica generando meno figli o peggio ancora soffocando la vita con l’aborto - si legge ancora nel Messaggio -, bensì facendo forza sulla verità della persona umana, sulla logica della gratuità e sul dono grande e unico del trasmettere la vita, proprio in un una situazione di crisi».

venerdì 16 novembre 2012

Pubblicato il Messaggio del Papa per la GMG di Rio de Janeiro (2013)

"A tutti apriamo la porta del nostro cuore; cerchiamo di entrare in dialogo, nella semplicità e nel rispetto: questo dialogo, se vissuto in una vera amicizia, porterà frutto".
"Quando vi sentite inadeguati, incapaci, deboli nell'annunciare e testimoniare la fede, non abbiate timore. L'evangelizzazione non è una nostra iniziativa e non dipende anzitutto dai nostri talenti, ma è una risposta fiduciosa e obbediente alla chiamata di Dio e perciò si basa non sulla nostra forza".
"Nulla - né le difficoltà, né le incomprensioni - vi faccia rinunciare a portare il Vangelo di Cristo nei luoghi in cui vi troviate".

Testo del messaggio (link)