"Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici. La comunione di vita con altri, con famiglie che si appoggiano l’una all’altra, è molto importante e solo così, in questo coinvolgimento della comunità, degli amici, della Chiesa, della fede, di Dio stesso, cresce un vino che va per sempre." (Benedetto XVI alla festa delle testimonianze - VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Milano, 1-3 giugno 2012)

giovedì 25 dicembre 2014

Buon Natale 2014

"Per tutti sorga la luce dell’amore, 
di cui l’uomo ha più bisogno 
che non delle cose materiali 
necessarie per vivere."
Buon Natale!
L'Equipe Famiglie

lunedì 8 dicembre 2014

...verso il Natale

Sentiamo sempre più in questi giorni parlar male del Natale, a molti non suscita più nulla o addirittura vorrebbero scappare per poi tornare quando è tutto finito. A molti disturba il perbenismo ed il buonismo di cui s’impregna questo tempo.

Ma dal nostro punto di vista tutto ciò è cosa buona. Si, perché questa sfiducia, questo malessere non sono altro che le conseguenze di chi si è lasciato coinvolgere per molto tempo dallo “spettro del natale”, da quello commerciale, delle luci colorate, del panettone, degli  alberi addobbati, dalle vetrine colorate. Se ci fermiamo solo a questo, tutto ciò diventa effimero, rumoroso, è fuori da noi, ci coinvolge solo in apparenza ed una volta finito inevitabilmente ci lascia con un senso di vuoto e stordimento.

Ovviamente il rifiutarsi di festeggiarlo non è la soluzione migliore, in quanto ci isolerebbe dagli altri. Che fare allora?

Facciamo silenzio, mettiamoci in raccoglimento, ritorniamo al cuore della vita, alle origini di questa festa. Ciò che sta arrivando non è il natale ma il Santo Natale: Dio viene in mezzo a noi!

Se siamo stanchi di questa Grande Festa è perché fino ad oggi non le abbiamo dato il giusto valore, il vero significato. Svegliamoci dunque, apriamo i nostri cuori a quel Dio che si è fatto Bambino un tempo e che ogni giorno si fa presente nel volto di chi ci è vicino.

Così come  i re magi e i pastori hanno adorato il Bambinello nella grotta di Betlemme, anche noi possiamo rivivere il Natale andando incontro a chi è a noi vicino e lontano. Donandogli l' oro del nostro tempo, l'incenso del nostro amore e la mirra della nostra pazienza. Così anche il folclore natalizio con i suoi alberi che brillano farà da cornice a questo gioioso stare insieme e forse si ravviverà in noi lo Spirito del Santo Natale che continuerà  a risplendere anche quando  tutte le lucine colorate si spegneranno.

(…) “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!” (Atti 20,34-35) ma questa gioia possiamo sperimentarla se ci lasciamo abitare da Gesù, a lui non serve molto, gli basta solo una piccola apertura del nostro cuore per prenderne dimora. Pensiamo alla grotta: umida, fredda, buia. Lì è nato, quindi, non preoccupiamoci se anche noi ci sentiamo bui e freddi ma invochiamolo: "Vieni Signore Gesù qui ed ora, riscalda il nostro cuore e ricolmalo della Tua Presenza amorevole e misericordiosa!".
Emanuela&Marco

giovedì 4 dicembre 2014

Avvento: tempo di attesa, tempo di gioia, tempo di carità (Ritiro)


Lo scorso 30 novembre il Gruppo Famiglie ha tenuto il ritiro di Avvento presso la Casa delle Suore Clarisse Francescane di Bari. Suor Vittoria Sechi ha posto al centro della nostra attenzione il brano evangelico della visitazione di Maria ad Elisabetta (Lc 1,39-45).
Di seguito le prime riflessioni "a caldo" scaturite dal ritiro, ...in attesa di riceverne altre!

"Vogliamo rendere partecipe l'intero gruppo famiglie dei pensieri scaturiti a seguito della giornata trascorsa insieme domenica 30 novembre.
La nostra riflessione si è soffermata, in particolare, sul tema dell'attesa che ha accompagnato il percorso della giornata.
Cosa rappresenta per noi l'attesa?

Innanzitutto AMORE. Solo chi ama ha la pazienza di attendere:
- ATTESA dei tempi dell'altro che, quasi mai, corrispondono ai propri.
- ATTESA di una madre che cerca ogni giorno una modalità di dialogo con un figlio in difficoltà, certa che ritroverà, attraverso le sue amorevoli parole e la sua guida costante, la "strada" che ha smarrito.
- ATTESA dei coniugi che rinnovano quotidianamente le proprie promesse di fede, comprendendosi ed ascoltandosi. Spesso cadono ma ripartono, memori di ciò che li ha uniti.
- ATTESA della fine di un momento di crisi, termine derivante dal verbo greco krino che significa separare, quindi  passare da uno stato precedente ad uno successivo. Ogni momento di passaggio richiede sofferte riflessioni ed attenti discernimenti, presupposti essenziali per un cambiamento.
- ATTESA dei compagni di viaggio: amici, colleghi e fratelli che, con grande pazienza, ci ascoltano e sostengono durante i periodi di smarrimento e dei quali abbiamo il dovere cristiano di ascoltare le richieste di aiuto.

Ogni momento di attesa riconduce ad un atto di amore, dono dello Spirito Santo. Solo il Signore, attraverso la sua immensa misericordia, ci aiuta a rialzarci ed a portare con fede le nostre croci.
Cerchiamo il Signore in ogni momento della nostra vita e riusciremo a vedere il suo volto nei fratelli più bisognosi, saremo capaci di gioire delle cose piccole ed umili, non vivendo nell'anelito delle grandi e porteremo testimonianza  di luce dove ci sono le tenebre.
Ringraziamo tutte le 24 famiglie presenti domenica scorsa per aver arricchito, con le loro testimonianze, il nostro bagaglio di esperienze ed averci indotto a riflettere sulla forza e la grandezza dell'AMORE.

Armando e Clorinda Ferrara

martedì 18 novembre 2014

Incontro del 23 novembre: Salmo e Brano Evangelico

Per preparare il prossimo incontro, pregheremo insieme, in famiglia, il Salmo 77 e mediteremo sul brano del Vangelo di Matteo in cui Gesù cammina sulle acque (Mt 14,22-33).

SALMO 77,11-21
Ricordo i prodigi del Signore,
sì, ricordo le tue meraviglie di un tempo.
Vado considerando le tue opere,
medito tutte le tue prodezze.
O Dio, santa è la tua via;
quale dio è grande come il nostro Dio?
Tu sei il Dio che opera meraviglie,
manifesti la tua forza fra i popoli.
Hai riscattato il tuo popolo con il tuo braccio,
i figli di Giacobbe e di Giuseppe.
Ti videro le acque, o Dio,
ti videro le acque e ne furono sconvolte;
sussultarono anche gli abissi.
Le nubi rovesciavano acqua,
scoppiava il tuono nel cielo;
le tue saette guizzavano.
Il boato dei tuoi tuoni nel turbine,
le tue folgori rischiaravano il mondo;
tremava e si scuoteva la terra.
Sul mare la tua via,
i tuoi sentieri sulle grandi acque,
ma le tue orme non furono riconosciute.
Guidasti come un gregge il tuo popolo
per mano di Mosè e di Aronne.

Dal Vangelo di MATTEO (Mt 14,22-33)
Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: "È un fantasma!" e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: "Coraggio, sono io, non abbiate paura!". Pietro allora gli rispose: "Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque". Ed egli disse: "Vieni!". Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!". E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?". Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: "Davvero tu sei Figlio di Dio!". 

martedì 11 novembre 2014

E' irresponsabile indebolire la famiglia...

Riportiamo il passaggio sulla famiglia della prolusione del Card. Bagnasco alla 67esima Assemblea generale straordinaria della Cei in corso ad Assisi.

«Si è da poco concluso il Sinodo Straordinario che ha avuto come tema “Le sfide sulla famiglia nel contesto dell’Evangelizzazione”. (...) Da ogni dove è risuonata la bellezza e l’importanza irrinunciabile del Vangelo del Matrimonio e della Famiglia, patrimonio e cellula dell’umanità, costituita da un uomo e da una donna nel totale dono di sé; Chiesa domestica, grembo della vita, palestra di umanità e di fede, soggetto portante della vita sociale. Essa è sorgente di futuro. Per questo è irresponsabile indebolire la famiglia, creando nuove figure – seppure con distinguo pretestuosi che hanno l’unico scopo di confondere la gente e di essere una specie di cavallo di troia di classica memoria – per scalzare culturalmente e socialmente il nucleo portante della persona e dell’umano. L’amore non è solo sentimento – è risuonato nell’Aula sinodale – è decisione; i figli non sono oggetti né da produrre né da pretendere o contendere, non sono a servizio dei desideri degli adulti: sono i soggetti più deboli e delicati, hanno diritto a un papà e a una mamma.
(...)
La nostra ammirazione e la nostra gratitudine vanno alla moltitudine di famiglie che – nella fedeltà dei giorni e degli anni – con la grazia del sacramento e la fatica quotidiana custodiscono e fanno crescere la loro “comunità di vita e d’amore”. Abbiamo sentito anche l’eco delle famiglie fragili e ferite: “La Chiesa, in quanto maestra sicura e madre premurosa, pur riconoscendo che per i battezzati non vi è altro vincolo nuziale che quello sacramentale, e che ogni rottura di esso è contro la volontà di Dio, è anche consapevole della fragilità di molti suoi figli che faticano nel cammino della fede”. Anche a loro, e alla prassi sacramentale dei divorziati e risposati, il Sinodo ha pensato con quella cura pastorale che vuole rispecchiare l’esempio di Cristo.
Concorde è risuonata la necessità di una educazione affettiva incisiva, come di una preparazione al matrimonio più adeguata che aiuti innanzitutto a riscoprire la fede: da tutte le parti del mondo è giunta una testimonianza di sostegno alle famiglie attraverso gruppi di preghiera e di scambio, di reti nazionali e internazionali che chiedono che la famiglia sia riconosciuta come interlocutore sociale autorevole. Interlocutore che nessuno deve scavalcare. Una società che ascolta seriamente la realtà familiare, tra l’altro, ha stabilità e futuro. Ovunque, le difficoltà economiche – a volte al limite della miseria – incidono, infatti, sulla tenuta del nucleo familiare. Anche per questo i Padri hanno richiamato con forza la necessità di ulteriori sforzi perché la piaga della povertà venga superata e sia stabilmente rimossa. 
(...)
Il Sinodo è stato così un’esperienza di comunione e di collegialità, nella rinnovata coscienza che “nonostante i tanti segnali di crisi dell’istituto familiare nei vari contesti del ‘villaggio globale’, il desiderio di famiglia resta vivo, in specie tra i giovani, e motiva la Chiesa, esperta in umanità e fedele alla sua missione, ad annunciare senza sosta e con convinzione profonda il ‘Vangelo della famiglia’ che le è stato affidato con la rivelazione dell’amore di Dio in Gesù Cristo, ininterrottamente insegnato dai Padri e dai Maestri della spiritualità e dal Magistero della Chiesa”».

lunedì 3 novembre 2014

Incontro del 9 novembre: Lettura e Brano Evangelico

Per preparare il prossimo incontro, pregheremo insieme, in famiglia, un brano dal libro del profeta Isaia e mediteremo sul brano del Vangelo di Matteo in cui Gesù guarisce il servo del centurione (Mt 8,5-13).

ISAIA 55, 1 –11
O voi tutti assetati venite all'acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; 
comprate e mangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte. 
Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia? 
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. 
Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e voi vivrete. 
Io stabilirò per voi un'alleanza eterna, i favori assicurati a Davide. 
Ecco l'ho costituito testimonio fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni. 
Ecco tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te popoli che non ti conoscevano 
a causa del Signore, tuo Dio, del Santo di Israele, perché egli ti ha onorato. 
Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. 
L'empio abbandoni la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri; 
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. 
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, 
le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore. 
Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, 
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. 
Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, 
senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, 
così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, 
senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata. 

Dal Vangelo di Matteo (Mt 8,5-13)
Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: "Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente". Gli disse: "Verrò e lo guarirò". Ma il centurione rispose: "Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch'io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: "Va'!", ed egli va; e a un altro: "Vieni!", ed egli viene; e al mio servo: "Fa' questo!", ed egli lo fa". Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: "In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti". E Gesù disse al centurione: "Va', avvenga per te come hai creduto". In quell'istante il suo servo fu guarito. 

Buona meditazione! 

mercoledì 15 ottobre 2014

Incontro del 19 ottobre: Salmo e Brano Evangelico

Nell'incontro precedente ci siamo lasciati con un impegno: pregare insieme, in famiglia, il Salmo 42 e leggere e meditare sul brano del Vangelo di Marco in cui Gesù guarisce una donna che soffriva di emorragie (Mc 5, 24-34).

SALMO 42
Come la cerva anela ai corsi d'acqua, 
così l'anima mia anela a te, o Dio. 
L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: 
quando verrò e vedrò il volto di Dio? 
Le lacrime sono mio pane giorno e notte,
mentre mi dicono sempre: "Dov'è il tuo Dio?". 
Questo io ricordo, e il mio cuore si strugge: 
attraverso la folla avanzavo tra i primi 
fino alla casa di Dio, 
in mezzo ai canti di gioia di una moltitudine in festa. 
Perché ti rattristi, anima mia,  perché su di me gemi? 
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, 
Lui, salvezza del mio volto e mio Dio. 
In me si abbatte l'anima mia; perciò di te mi ricordo 
dal paese del Giordano e dell'Ermon, dal monte Misar. 
Un abisso chiama l'abisso al fragore delle tue cascate; 
tutti i tuoi flutti e le tue onde sopra di me sono passati. 
Di giorno il Signore mi dona la sua grazia 
di notte per lui innalzo il mio canto: 
        la mia preghiera al Dio vivente. 
Dirò a Dio, mia difesa: "Perché mi hai dimenticato? 
Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico?". 
Per l'insulto dei miei avversari sono infrante le mie ossa; 
essi dicono a me tutto il giorno: "Dov'è il tuo Dio?". 
Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? 
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, 
Lui, salvezza del mio volto e mio Dio.  


Dal Vangelo di Marco (Mc 5, 24-34)
Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia  e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando,  udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita".  E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi mi ha toccato il mantello?".  I discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?". 
Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità.  Gesù rispose: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male".  

Buona meditazione! 

domenica 28 settembre 2014

Cammino per l'anno pastorale 2014-2015

In un mondo reso oscuro da egoismi e conflitti, 
affrontiamo quotidianamente 
nuove e complesse sfide.
In questo contesto, ogni famiglia, 
per la fitta rete di relazioni che costruisce 
con altre famiglie e con la città, 
è chiamata a dare la sua testimonianza cristiana,
ad essere luce in un mondo oscuro, 
camminando insieme con altre famiglie, 
avendo come bussola la Parola di Dio 
ed il Magistero della Chiesa.
Vogliamo che la luce della fede 
guidi ogni famiglia, 
nonostante tutte le sue imperfezioni, 
ad essere sempre più una scuola di amore,
giustizia, compassione, perdono, 
mutuo rispetto, pazienza ed umiltà.
Domenica 5 ottobre, alle ore 20,15 
presso il Santuario, ci rivedremo 
con tutte le famiglie che vorranno impegnarsi 
a camminare insieme sulla via della vera Luce!

mercoledì 24 settembre 2014

Lettera a chi crede nella famiglia

Conferenza Episcopale Italiana
Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia

Carissimi,
stiamo vivendo un vero tempo di Grazia, in attesa del Sinodo su “le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. L’invito di Papa Francesco nella sua lettera alla famiglia ci interpella: “vi chiedo di pregare intensamente lo Spirito Santo, affinché illumini i Padri Sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito”.
Per questo, vi invitiamo con gioia alla serata di preghiera indetta per SABATO 4 ottobre, festa di San Francesco di Assisi, Patrono d’Italia.
La prima modalità di partecipazione sarà convenire a Roma in Piazza San Pietro, per sperimentare dalle ore 18.00 alle ore 19.30, come agli albori del Concilio Vaticano II, con il Santo Padre, quanto “è potente la preghiera” (cfr Gc 5,16).
Una seconda modalità è ciò che abbiamo chiamato “accendi una luce in famiglia”.
Si tratta di creare quella stessa sera sul territorio, in forma domestica nella propria casa, o comunitaria in gruppi parrocchiali o diocesani, un incontro in cui invocare lo Spirito Santo e porre sulla finestra delle proprie abitazioni un lume acceso. 
A tale scopo, poco prima dell’evento uno schema di preghiera sarà scaricabile dal sito www.chiesacattolica.it/famiglia.
La protezione della Santa Famiglia di Nazareth ci accompagni tutti.
Con affetto,
                                                                        don Paolo Gentili
                                                                                 Direttore

domenica 14 settembre 2014

Dignità del Matrimonio e della Famiglia (Gaudium et Spes) - ultima parte

Concludiamo la lettura e meditazione, svolta all'interno delle nostre coppie, di alcuni passi dell’Esortazione Apostolica Gaudium et Spes, frutto del Concilio Vaticano II e fondamento del più recente magistero della Chiesa, in materia di matrimonio e famiglia.

Ormai manca veramente poco alla ripresa delle attività: il mondo attende di essere illuminato dalla Luce del Risorto portata dalle famiglie!

Maria Pia e Antonello

"51. Accordo dell'amore coniugale col rispetto della vita 
Il Concilio sa che spesso i coniugi, che vogliono condurre armoniosamente la loro vita coniugale, sono ostacolati da alcune condizioni della vita di oggi, e possono trovare circostanze nelle quali non si può aumentare, almeno per un certo tempo, il numero dei figli; non senza difficoltà allora si può conservare la pratica di un amore fedele e la piena comunità di vita. Là dove, infatti, è interrotta l'intimità della vita coniugale, non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli: allora corrono pericolo anche l'educazione dei figli e il coraggio di accettarne altri. 
C'è chi presume portare a questi problemi soluzioni non oneste, anzi non rifugge neppure dall'uccisione delle nuove vite. La Chiesa ricorda, invece, che non può esserci vera contraddizione tra le leggi divine, che reggono la trasmissione della vita, e quelle che favoriscono l'autentico amore coniugale.
Infatti Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l'altissima missione di proteggere la vita: missione che deve essere adempiuta in modo degno dell'uomo. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; l'aborto e l'infanticidio sono delitti abominevoli. La sessualità propria dell'uomo e la facoltà umana di generare sono meravigliosamente superiori a quanto avviene negli stadi inferiori della vita; perciò anche gli atti specifici della vita coniugale, ordinati secondo la vera dignità umana, devono essere rispettati con grande stima. (...)

52. L'impegno di tutti per il bene del matrimonio e della famiglia 
La famiglia è una scuola di arricchimento umano. Perché però possa attingere la pienezza della sua vita e del suo compimento, è necessaria una amorevole apertura vicendevole di animo tra i coniugi, e la consultazione reciproca e una continua collaborazione tra i genitori nella educazione dei figli. La presenza attiva del padre giova moltissimo alla loro formazione; ma bisogna anche permettere alla madre, di cui abbisognano specialmente i figli più piccoli, di prendersi cura del proprio focolare pur senza trascurare la legittima promozione sociale della donna. I figli poi, mediante l'educazione devono venire formati in modo che, giunti alla maturità, possano seguire con pieno senso di responsabilità la loro vocazione, compresa quella sacra; e se sceglieranno lo stato di vita coniugale, possano formare una propria famiglia in condizioni morali, sociali ed economiche favorevoli. È compito poi dei genitori o dei tutori guidare i più giovani nella formazione di una nuova famiglia con il consiglio prudente, presentato in modo che questi lo ascoltino volentieri; dovranno tuttavia evitare di esercitare forme di coercizione diretta o indiretta su di essi per spingerli al matrimonio o alla scelta di una determinata persona come coniuge. 
In questo modo la famiglia, nella quale le diverse generazioni si incontrano e si aiutano vicendevolmente a raggiungere una saggezza umana più completa e ad armonizzare i diritti della persona con le altre esigenze della vita sociale, è veramente il fondamento della società.
(...)
I cristiani, bene utilizzando il tempo presente e distinguendo le realtà permanenti dalle forme mutevoli, si adoperino per sviluppare diligentemente i valori del matrimonio e della famiglia; lo faranno tanto con la testimonianza della propria vita, quanto con un'azione concorde con gli uomini di buona volontà. Così, superando le difficoltà presenti, essi provvederanno ai bisogni e agli interessi della famiglia, in accordo con i tempi nuovi. A questo fine sono di grande aiuto il senso cristiano dei fedeli, la retta coscienza morale degli uomini, come pure la saggezza e la competenza di chi è versato nelle discipline sacre. 
Gli esperti nelle scienze, soprattutto biologiche, mediche, sociali e psicologiche, possono portare un grande contributo al bene del matrimonio e della famiglia e alla pace delle coscienze se, con l'apporto convergente dei loro studi, cercheranno di chiarire sempre più a fondo le diverse condizioni che favoriscono un'ordinata e onesta procreazione umana. (…)
I coniugi stessi, creati ad immagine del Dio vivente e muniti di un'autentica dignità personale, siano uniti da un uguale mutuo affetto, dallo stesso modo di sentire, da comune santità, cosi che, seguendo Cristo principio di vita nelle gioie e nei sacrifici della loro vocazione, attraverso il loro amore fedele possano diventare testimoni di quel mistero di amore che il Signore ha rivelato al mondo con la sua morte e la sua risurrezione."

mercoledì 10 settembre 2014

Dignità del Matrimonio e della Famiglia (Gaudium et Spes) - parte seconda

Continuiamo a leggere e meditare insieme, all'interno delle nostre coppie, alcuni passi dell’Esortazione Apostolica Gaudium et Spes, frutto del Concilio Vaticano II e fondamento del più recente magistero della Chiesa, in materia di matrimonio e famiglia.
La sua lettura possa orientare il nostro stile di vita, nella grande Famiglia della Chiesa, in cammino verso la vera Luce che è Cristo.
Maria Pia e Antonello


"49. L'amore coniugale 
I fidanzati sono ripetutamente invitati dalla parola di Dio a nutrire e potenziare il loro fidanzamento con un amore casto, e gli sposi la loro unione matrimoniale con un affetto senza incrinature.
(...)
Il Signore si è degnato di sanare, perfezionare ed elevare questo amore con uno speciale dono di grazia e carità. Un tale amore, unendo assieme valori umani e divini, conduce gli sposi al libero e mutuo dono di se stessi, che si esprime mediante sentimenti e gesti di tenerezza e pervade tutta quanta la vita dei coniugi anzi, diventa più perfetto e cresce proprio mediante il generoso suo esercizio. È ben superiore, perciò, alla pura attrattiva erotica che, egoisticamente coltivata, presto e miseramente svanisce. 
(...)
Quest'amore, ratificato da un impegno mutuo e soprattutto consacrato da un sacramento di Cristo, resta indissolubilmente fedele nella prospera e cattiva sorte, sul piano del corpo e dello spirito; di conseguenza esclude ogni adulterio e ogni divorzio. L'unità del matrimonio, confermata dal Signore, appare in maniera lampante anche dalla uguale dignità personale che bisogna riconoscere sia all'uomo che alla donna nel mutuo e pieno amore. 
Per tener fede costantemente agli impegni di questa vocazione cristiana si richiede una virtù fuori del comune; è per questo che i coniugi, resi forti dalla grazia per una vita santa, coltiveranno assiduamente la fermezza dell'amore, la grandezza d'animo, lo spirito di sacrificio e li domanderanno nella loro preghiera. Ma l'autentico amore coniugale godrà più alta stima e si formerà al riguardo una sana opinione pubblica, se i coniugi cristiani danno testimonianza di fedeltà e di armonia nell'amore come anche di sollecitudine nell'educazione dei figli, e se assumono la loro responsabilità nel necessario rinnovamento culturale, psicologico e sociale a favore del matrimonio e della famiglia. 
I giovani siano adeguatamente istruiti, molto meglio se in seno alla propria famiglia, sulla dignità dell'amore coniugale, sulla sua funzione e le sue espressioni; così che, formati nella stima della castità, possano ad età conveniente passare da un onesto fidanzamento alle nozze. 

50. La fecondità del matrimonio 
Il matrimonio e l'amore coniugale sono ordinati per loro natura alla procreazione ed educazione della prole. I figli infatti sono il dono più eccellente del matrimonio e contribuiscono grandemente al bene dei genitori stessi. Dio che disse: « non è bene che l'uomo sia solo» (Gn 2,18) e «che creò all'inizio l'uomo maschio e femmina » (Mt 19,4), volendo comunicare all'uomo una speciale partecipazione nella sua opera creatrice, benedisse l'uomo e la donna, dicendo loro: «crescete e moltiplicatevi» (Gn 1,28).
(...)
I coniugi sappiano di essere cooperatori dell'amore di Dio Creatore e quasi suoi interpreti nel compito di trasmettere la vita umana e di educarla; ciò deve essere considerato come missione loro propria. 
E perciò adempiranno il loro dovere con umana e cristiana responsabilità e, con docile riverenza verso Dio, di comune accordo e con sforzo comune, si formeranno un retto giudizio: tenendo conto sia del proprio bene personale che di quello dei figli, tanto di quelli nati che di quelli che si prevede nasceranno; valutando le condizioni sia materiali che spirituali della loro epoca e del loro stato di vita; e, infine, tenendo conto del bene della comunità familiare, della società temporale e della Chiesa stessa. Questo giudizio in ultima analisi lo devono formulare, davanti a Dio, gli sposi stessi. Però nella loro linea di condotta i coniugi cristiani siano consapevoli che non possono procedere a loro arbitrio, ma devono sempre essere retti da una coscienza che sia conforme alla legge divina stessa; e siano docili al magistero della Chiesa, che interpreta in modo autentico quella legge alla luce del Vangelo. 
(...)
Il matrimonio tuttavia non è stato istituito soltanto per la procreazione; il carattere stesso di alleanza indissolubile tra persone e il bene dei figli esigono che anche il mutuo amore dei coniugi abbia le sue giuste manifestazioni, si sviluppi e arrivi a maturità. E perciò anche se la prole, molto spesso tanto vivamente desiderata, non c'è, il matrimonio perdura come comunità e comunione di tutta la vita e conserva il suo valore e la sua indissolubilità."
(segue)

mercoledì 3 settembre 2014

Dignità del Matrimonio e della Famiglia (Gaudium et Spes)

Carissimi,

dopo la lunga pausa estiva siamo in trepidante attesa di riprendere il nostro cammino di formazione. 
Intanto, cerchiamo di tenerci in contatto e ben allenati tramite il blog, anch'esso reduce da un lungo silenzio. 
Proviamo a leggere e meditare insieme, all’interno di ogni coppia, alcuni passi dell’Esortazione Apostolica Gaudium et Spes, frutto del Concilio Vaticano II e fondamento del più recente magistero della Chiesa, in materia di matrimonio e famiglia.
Potremo così verificare insieme che tale documento, scritto nel 1965, è di grande attualità e affronta con lucidità i problemi e le sfide che ci troviamo quotidianamente ad affrontare. 
La sua lettura possa orientare il nostro stile di vita, nella grande Famiglia della Chiesa, in cammino verso la vera Luce che è Cristo.
Maria Pia e Antonello

"47. Matrimonio e famiglia nel mondo d'oggi 
Il bene della persona e della società umana e cristiana è strettamente connesso con una felice situazione della comunità coniugale e familiare
(…)
Però la dignità di questa istituzione non brilla dappertutto con identica chiarezza poiché è oscurata dalla poligamia, dalla piaga del divorzio, dal cosiddetto libero amore e da altre deformazioni. Per di più l'amore coniugale è molto spesso profanato dall'egoismo, dall'edonismo e da pratiche illecite contro la fecondità. Inoltre le odierne condizioni economiche, socio-psicologiche e civili portano turbamenti non lievi nella vita familiare. E per ultimo in determinate parti del mondo si avvertono non senza preoccupazioni i problemi posti dall'incremento demografico. Da tutto ciò sorgono difficoltà che angustiano la coscienza. Tuttavia il valore e la solidità dell'istituto matrimoniale e familiare prendono risalto dal fatto che le profonde mutazioni dell'odierna società, nonostante le difficoltà che ne scaturiscono, molto spesso rendono manifesta in maniere diverse la vera natura di questa istituzione. 
Perciò il Concilio, mettendo in chiara luce alcuni punti capitali della dottrina della Chiesa, si propone di illuminare e incoraggiare i cristiani e tutti gli uomini che si sforzano di salvaguardare e promuovere la dignità naturale e l'altissimo valore sacro dello stato matrimoniale. 

48. Santità del matrimonio e della famiglia 
L'intima comunità di vita e d'amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dall'alleanza dei coniugi, vale a dire dall'irrevocabile consenso personale. E così, è dall'atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e si ricevono, che nasce, anche davanti alla società, l'istituzione del matrimonio, che ha stabilità per ordinamento divino. In vista del bene dei coniugi, della prole e anche della società, questo legame sacro non dipende dall'arbitrio dell'uomo. Perché è Dio stesso l'autore del matrimonio, dotato di molteplici valori e fini (…).
Questa intima unione, in quanto mutua donazione di due persone, come pure il bene dei figli, esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne reclamano l'indissolubile unità. (…)
… come un tempo Dio ha preso l'iniziativa di un'alleanza di amore e fedeltà con il suo popolo cosi ora il Salvatore degli uomini e sposo della Chiesa viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il sacramento del matrimonio. Inoltre rimane con loro perché, come egli stesso ha amato la Chiesa e si è dato per essa così anche i coniugi possano amarsi l'un l'altro fedelmente, per sempre, con mutua dedizione. L'autentico amore coniugale è assunto nell'amore divino ed è sostenuto e arricchito dalla forza redentiva del Cristo e dalla azione salvifica della Chiesa, perché i coniugi in maniera efficace siano condotti a Dio e siano aiutati e rafforzati nello svolgimento della sublime missione di padre e madre. 
(…)
Prevenuti dall'esempio e dalla preghiera comune dei genitori, i figli, anzi tutti quelli che vivono insieme nell'ambito familiare, troveranno più facilmente la strada di una formazione veramente umana, della salvezza e della santità. 
Quanto agli sposi, insigniti della dignità e responsabilità di padre e madre, adempiranno diligentemente il dovere dell'educazione, soprattutto religiosa, che spetta loro prima che a chiunque altro.
I figli, come membra vive della famiglia, contribuiscono pure in qualche modo alla santificazione dei genitori. Risponderanno, infatti, ai benefici ricevuti dai genitori con affetto riconoscente, con pietà filiale e fiducia; e li assisteranno, come si conviene a figli, nelle avversità della vita e nella solitudine della vecchiaia. (… ) La famiglia metterà con generosità in comune con le altre famiglie le proprie ricchezze spirituali. Allora la famiglia cristiana che nasce dal matrimonio, come immagine e partecipazione dell'alleanza d'amore del Cristo e della Chiesa renderà manifesta a tutti la viva presenza del Salvatore nel mondo e la genuina natura della Chiesa, sia con l'amore, la fecondità generosa, l'unità e la fedeltà degli sposi, che con l'amorevole cooperazione di tutti i suoi membri."
(segue)

martedì 3 giugno 2014

Famiglia, Chiesa domestica...

"Le famiglie sono la Chiesa domestica, dove Gesù cresce, cresce nell'amore dei coniugi, cresce nella vita dei figli. E per questo il nemico attacca tanto la famiglia: il demonio non la vuole! E cerca di distruggerla, cerca di far sì che l’amore non sia lì. Le famiglie sono questa Chiesa domestica. Gli sposi sono peccatori, come tutti, ma vogliono andare avanti nella fede, nella loro fecondità, nei figli e nella fede dei figli. Il Signore benedica la famiglia, la faccia forte in questa crisi nella quale il diavolo vuole distruggerla."

Papa Francesco
(Discorso ai partecipanti alla 37.ma conv. naz.le del RnS, Roma, Stadio Olimpico, 1° giugno 2014)

domenica 20 aprile 2014

"Ordino a coloro che dormono: RISORGETE!"


"La novità spesso ci fa paura, anche la novità che Dio ci porta, la novità che Dio ci chiede. Siamo come gli Apostoli del Vangelo: spesso preferiamo tenere le nostre sicurezze, fermarci ad una tomba, al pensiero verso un defunto, che alla fine vive solo nel ricordo della storia come i grandi personaggi del passato. Abbiamo paura delle sorprese di Dio.
(...)
Fratelli e sorelle, non chiudiamoci alla novità che Dio vuole portare nella nostra vita! Siamo spesso stanchi, delusi, tristi, sentiamo il peso dei nostri peccati, pensiamo di non farcela. Non chiudiamoci in noi stessi, non perdiamo la fiducia, non rassegniamoci mai: non ci sono situazioni che Dio non possa cambiare, non c’è peccato che non possa perdonare se ci apriamo a Lui.
(...)
Gesù non è un morto, è risorto, è il Vivente! Non è semplicemente tornato in vita, ma è la vita stessa, perché è il Figlio di Dio, che è il Vivente (cfr Nm 14,21-28; Dt 5,26; Gs 3,10). Gesù non è più nel passato, ma vive nel presente ed è proiettato verso il futuro, Gesù è l'«oggi» eterno di Dio. Così la novità di Dio si presenta davanti agli occhi delle donne, dei discepoli, di tutti noi: la vittoria sul peccato, sul male, sulla morte, su tutto ciò che opprime la vita e le dà un volto meno umano. E questo è un messaggio rivolto a me, a te, cara sorella, a te caro fratello. Quante volte abbiamo bisogno che l’Amore ci dica: perché cercate tra i morti colui che è vivo? I problemi, le preoccupazioni di tutti i giorni tendono a farci chiudere in noi stessi, nella tristezza, nell'amarezza… e lì sta la morte. Non cerchiamo lì Colui che è vivo!
Accetta allora che Gesù Risorto entri nella tua vita, accoglilo come amico, con fiducia: Lui è la vita! Se fino ad ora sei stato lontano da Lui, fa’ un piccolo passo: ti accoglierà a braccia aperte. Se sei indifferente, accetta di rischiare: non sarai deluso. Se ti sembra difficile seguirlo, non avere paura, affidati a Lui, stai sicuro che Lui ti è vicino, è con te e ti darà la pace che cerchi e la forza per vivere come Lui vuole.
Le donne si incontrano con la novità di Dio: Gesù è risorto, è il Vivente! Ma di fronte alla tomba vuota e ai due uomini in abito sfolgorante, la loro prima reazione è di timore (...). Ma quando ascoltano l’annuncio della Risurrezione, l’accolgono con fede. E i due uomini in abito sfolgorante introducono un verbo fondamentale: ricordate. (...)
Questo è l’invito a fare memoria dell’incontro con Gesù, delle sue parole, dei suoi gesti, della sua vita; ed è proprio questo ricordare con amore l’esperienza con il Maestro che conduce le donne a superare ogni timore e a portare l’annuncio della Risurrezione agli Apostoli e a tutti gli altri (cfr Lc 24,9). Fare memoria di quello che Dio ha fatto e fa per me, per noi, fare memoria del cammino percorso; e questo spalanca il cuore alla speranza per il futuro. Impariamo a fare memoria di quello che Dio ha fatto nella nostra vita! 
In questa Notte di luce, invocando l’intercessione della Vergine Maria, che custodiva ogni avvenimento nel suo cuore (cfr Lc2,19.51), chiediamo che il Signore ci renda partecipi della sua Risurrezione: ci apra alla sua novità che trasforma, alle sorprese di Dio, tanto belle; ci renda uomini e donne capaci di fare memoria di ciò che Egli opera nella nostra storia personale e in quella del mondo; ci renda capaci di sentirlo come il Vivente, vivo ed operante in mezzo a noi; ci insegni, cari fratelli e sorelle, ogni giorno a non cercare tra i morti Colui che è vivo. Amen."
Papa Francesco
Omelia, Veglia Pasquale nella Notte Santa, 30 marzo 2013

domenica 13 aprile 2014

Osanna al Figlio di Davide!


"La Domenica delle Palme è il grande portale che ci introduce nella Settimana Santa, la settimana nella quale il Signore Gesù si avvia verso il culmine della sua vicenda terrena. Egli sale a Gerusalemme per portare a compimento le Scritture e per essere appeso sul legno della croce, il trono da cui regnerà per sempre, attirando a sé l’umanità di ogni tempo e offrendo a tutti il dono della redenzione. Sappiamo dai Vangeli che Gesù si era incamminato verso Gerusalemme insieme ai Dodici, e che a poco a poco si era associata a loro una schiera crescente di pellegrini. 
(...)
La preparazione dell’ingresso, che Gesù fa insieme ai suoi discepoli, contribuisce ad aumentare questa speranza. ...Gesù... manda avanti due discepoli, comandando loro di portargli un puledro di asino, che avrebbero trovato lungo la via. Essi trovano effettivamente l’asinello, lo slegano e lo conducono a Gesù. A questo punto, gli animi dei discepoli e anche degli altri pellegrini sono presi dall’entusiasmo: prendono i loro mantelli e li mettono sul puledro; altri li stendono sulla strada davanti a Gesù, che avanza in groppa all’asino. Poi tagliano rami dagli alberi e cominciano a gridare parole del Salmo 118, antiche parole di benedizione dei pellegrini che diventano, in quel contesto, una proclamazione messianica: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!» (vv. 9-10). Questa acclamazione festosa, trasmessa da tutti e quattro gli Evangelisti, è un grido di benedizione, un inno di esultanza: esprime l’unanime convinzione che, in Gesù, Dio ha visitato il suo popolo e che il Messia desiderato finalmente è giunto. E tutti sono lì, con la crescente attesa per l’opera che il Cristo compirà una volta entrato nella sua città.
Ma qual è il contenuto, la risonanza più profonda di questo grido di giubilo? La risposta ci viene dall’intera Scrittura, la quale ci ricorda che il Messia porta a compimento la promessa della benedizione di Dio, la promessa originaria che Dio aveva fatto ad Abramo, il padre di tutti i credenti: «Farò di te una grande nazione e ti benedirò … e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra» (Gen 12,2-3). (...)
Possiamo scoprire qui un primo grande messaggio che giunge a noi dalla festività di oggi: l’invito ad assumere il giusto sguardo sull'umanità intera, sulle genti che formano il mondo, sulle sue varie culture e civiltà. Lo sguardo che il credente riceve da Cristo è lo sguardo della benedizione: uno sguardo sapiente e amorevole, capace di cogliere la bellezza del mondo e di compatirne la fragilità. In questo sguardo traspare lo sguardo stesso di Dio sugli uomini che Egli ama e sulla creazione, opera delle sue mani. 
(...)
Chi è per noi Gesù di Nazaret? Che idea abbiamo del Messia, che idea abbiamo di Dio? È una questione cruciale, questa, che non possiamo eludere, tanto più che proprio in questa settimana siamo chiamati a seguire il nostro Re che sceglie come trono la croce; siamo chiamati a seguire un Messia che non ci assicura una facile felicità terrena, ma la felicità del cielo, la beatitudine di Dio. Dobbiamo allora chiederci: quali sono le nostre vere attese? quali i desideri più profondi, con cui siamo venuti qui oggi a celebrare la Domenica delle Palme e ad iniziare la Settimana Santa?
(...)
Cari fratelli e sorelle, siano in particolare due i sentimenti di questi giorni: la lode, come hanno fatto coloro che hanno accolto Gesù a Gerusalemme con i loro «osanna»; ed il ringraziamento, perché in questa Settimana Santa il Signore Gesù rinnoverà il dono più grande che si possa immaginare: ci donerà la sua vita, il suo corpo e il suo sangue, il suo amore. Ma a un dono così grande dobbiamo rispondere in modo adeguato, ossia con il dono di noi stessi, del nostro tempo, della nostra preghiera, del nostro stare in comunione profonda d’amore con Cristo che soffre, muore e risorge per noi. Gli antichi Padri della Chiesa hanno visto un simbolo di tutto ciò nel gesto della gente che seguiva Gesù nel suo ingresso in Gerusalemme, il gesto di stendere i mantelli davanti al Signore. Davanti a Cristo – dicevano i Padri – dobbiamo stendere la nostra vita, le nostre persone, in atteggiamento di gratitudine e di adorazione. Riascoltiamo, in conclusione, la voce di uno di questi antichi Padri, quella di sant’Andrea, Vescovo di Creta: «Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il loro verde. Stendiamo noi stessi rivestiti della sua grazia, o meglio, di tutto lui stesso ... e prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese ... per poter offrire al vincitore della morte non più semplici rami di palma, ma trofei di vittoria. Agitando i rami spirituali dell’anima, anche noi ogni giorno, assieme ai fanciulli, acclamiamo santamente: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele”» (PG 97, 994). Amen!
(Benedetto XVI, Omelia del 1 aprile 2012, Domenica delle Palme)

mercoledì 2 aprile 2014

L'immagine di Dio è la coppia matrimoniale: L'UOMO E LA DONNA!

Nell'odierna Udienza Generale, papa Francesco ha concluso il ciclo di catechesi sui Sacramenti parlando del Matrimonio. Ecco le sue parole.

"Oggi concludiamo il ciclo di catechesi sui Sacramenti parlando del Matrimonio. Questo Sacramento ci conduce nel cuore del disegno di Dio, che è un disegno di alleanza col suo popolo, con tutti noi, un disegno di comunione. All'inizio del libro della Genesi, il primo libro della Bibbia, a coronamento del racconto della creazione si dice: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò … Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne» (Gen 1,27; 2,24). L’immagine di Dio è la coppia matrimoniale: l’uomo e la donna; non soltanto l’uomo, non soltanto la donna, ma tutti e due. Questa è l’immagine di Dio: l’amore, l’alleanza di Dio con noi è rappresentata in quell’alleanza fra l’uomo e la donna. E questo è molto bello! Siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore. E nell’unione coniugale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno della reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva.

1. Quando un uomo e una donna celebrano il sacramento del Matrimonio, Dio, per così dire, si “rispecchia” in essi, imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore. Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi. Anche Dio, infatti, è comunione: le tre Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo vivono da sempre e per sempre in unità perfetta. Ed è proprio questo il mistero del Matrimonio: Dio fa dei due sposi una sola esistenza. La Bibbia usa un’espressione forte e dice «un’unica carne», tanto intima è l’unione tra l’uomo e la donna nel matrimonio. Ed è proprio questo il mistero del matrimonio: l’amore di Dio che si rispecchia nella coppia che decide di vivere insieme. Per questo l’uomo lascia la sua casa, la casa dei suoi genitori e va a vivere con sua moglie e si unisce tanto fortemente a lei che i due diventano – dice la Bibbia – una sola carne.
2. San Paolo, nella Lettera agli Efesini, mette in risalto che negli sposi cristiani si riflette un mistero grande: il rapporto instaurato da Cristo con la Chiesa, un rapporto nuziale (cfr Ef 5,21-33). La Chiesa è la sposa di Cristo. Questo è il rapporto. Questo significa che il Matrimonio risponde a una vocazione specifica e deve essere considerato come una consacrazione (cfr Gaudium et spes, 48; Familiaris consortio, 56). E' una consacrazione: l'uomo e  la donna sono consacrati nel loro amore. Gli sposi infatti, in forza del Sacramento, vengono investiti di una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa, continuando a donare la vita per lei, nella fedeltà e nel servizio.
È davvero un disegno stupendo quello che è insito nel sacramento del Matrimonio! E si attua nella semplicità e anche nella fragilità della condizione umana. Sappiamo bene quante difficoltà e prove conosce la vita di due sposi… L’importante è mantenere vivo il legame con Dio, che è alla base del legame coniugale. E il vero legame è sempre con il Signore. Quando la famiglia prega, il legame si mantiene. Quando lo sposo prega per la sposa e la sposa prega per lo sposo, quel legame diviene forte; uno prega per l’altro. È vero che nella vita matrimoniale ci sono tante difficoltà, tante; che il lavoro, che i soldi non bastano, che i bambini hanno problemi. Tante difficoltà. E tante volte il marito e la moglie diventano un po’ nervosi e litigano fra loro. Litigano, è così, sempre si litiga nel matrimonio, alcune volte volano anche i piatti. Ma non dobbiamo diventare tristi per questo, la condizione umana è così. E il segreto è che l’amore è più forte del momento nel quale si litiga e per questo io consiglio agli sposi sempre: non finire la giornata nella quale avete litigato senza fare la pace. Sempre! E per fare la pace non è necessario chiamare le Nazioni Unite che vengano a casa a fare la pace. E' sufficiente un piccolo gesto, una carezza, ma ciao! E a domani! E domani si comincia un'altra volta. E questa è la vita, portarla avanti così, portarla avanti con il coraggio di voler viverla insieme. E questo è grande, è bello! E' una cosa bellissima la vita matrimoniale e dobbiamo custodirla sempre, custodire i figli. Altre volte io ho detto in questa Piazza una cosa che aiuta tanto la vita matrimoniale. Sono tre parole che si devono dire sempre, tre parole che devono essere nella casa: permesso, grazie, scusa. Le tre parole magiche. Permesso: per non essere invadente nella vita dei coniugi. Permesso, ma cosa ti sembra? Permesso, mi permetto. Grazie: ringraziare il coniuge; grazie per quello che hai fatto per me, grazie di questo. Quella bellezza di rendere grazie! E siccome tutti noi sbagliamo, quell’altra parola che è un po’ difficile a dirla, ma bisogna dirla: scusa. Permesso, grazie e scusa. Con queste tre parole, con la preghiera dello sposo per la sposa e viceversa, con fare la pace sempre prima che finisca la giornata, il matrimonio andrà avanti. Le tre parole magiche, la preghiera e fare la pace sempre. Che il Signore vi benedica e pregate per me."

mercoledì 5 marzo 2014

“CONVERTITEVI E CREDETE AL VANGELO”

Carissimi, 
eccoci a vivere ancora la Quaresima, «tempo liturgico "forte" di preghiera, tempo di penitenza e di impegno nel servire i fratelli», che ci porta a fare memoria della storia della salvezza e culminerà nella grande domenica della Resurrezione di Cristo, nostro Signore e unico Salvatore.
Questa breve riflessione del Papa emerito, Benedetto XVI, accompagni il nostro cammino quaresimale perché, trasformati concretamente dall'amore del Padre, possiamo essere testimoni sempre più credibili del Cristo Risorto, nell'amore e nel servizio ai fratelli, soprattutto a coloro che vivono nella miseria materiale, morale e spirituale. Il Vangelo sia il nostro programma di vita in famiglia, nella Chiesa, nel mondo.

“Convertirsi vuol dire cercare Dio, andare con Dio, seguire docilmente gli insegnamenti del suo Figlio, di Gesù Cristo; convertirsi non è uno sforzo per autorealizzare se stessi, perché l’essere umano non è l’architetto del proprio destino eterno. Non siamo noi che abbiamo fatto noi stessi. Perciò l'autorealizzazione è una contraddizione ed è anche troppo poco per noi. Abbiamo una destinazione più alta. Potremmo dire che la conversione consiste proprio nel non considerarsi i «creatori» di se stessi e così scoprire la verità, perché non siamo autori di noi stessi. Conversione consiste nell'accettare liberamente e con amore di dipendere in tutto da Dio, il vero nostro Creatore, di dipendere dall'amore. Questa non è dipendenza ma libertà. Convertirsi significa allora non inseguire il proprio successo personale - che è una cosa che passa - ma, abbandonando ogni umana sicurezza, porsi con semplicità e fiducia alla sequela del Signore perché per ciascuno Gesù diventi, come amava ripetere la beata Teresa di Calcutta, «il mio tutto in tutto»” (dall'udienza generale del Mercoledì delle Ceneri, 21 febbraio 2007).

Rinnovati nello spirito facciamo, quindi, nostro l’invito di Papa Francesco affinché il tempo di Quaresima ci trovi “disposti e solleciti nel testimoniare a quanti vivono nella miseria materiale, morale e spirituale il messaggio evangelico, che si riassume nell'annuncio dell’amore del Padre misericordioso, pronto ad abbracciare in Cristo ogni persona. Potremo farlo nella misura in cui saremo conformati a Cristo, che si è fatto povero e ci ha arricchiti con la sua povertà. La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione; e ci farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà” (Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2014).

Santa Quaresima a tutti.
Maria Pia e Antonello