"Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici. La comunione di vita con altri, con famiglie che si appoggiano l’una all’altra, è molto importante e solo così, in questo coinvolgimento della comunità, degli amici, della Chiesa, della fede, di Dio stesso, cresce un vino che va per sempre." (Benedetto XVI alla festa delle testimonianze - VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Milano, 1-3 giugno 2012)

venerdì 5 aprile 2013

Il grano e la zizzania


Leggiamo in Mt 13, 24 e ss: 
Un’altra parabola espose loro così: “il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: un nemico ha fatto questo. …
Ecco, mettiamola così: il campo è il nostro Gruppo Famiglie, in cui il Signore ha seminato del buon seme; sicché il Gruppo è cresciuto negli anni numericamente, ma anche in qualità, crediamo, a giudicare dall'esigenza espressa un po’ da tutti, di fare un cammino sempre più intenso sulla Parola di Dio e dalla disponibilità offerta da molti a servizio della comunità. Ma mentre il Gruppo gusta la sua amicizia con Dio, viene il nemico, che dall'origine dei tempi è stato invidioso proprio dell’amicizia tra l’uomo e Dio, e semina la zizzania, non tanta, in verità e grazie a Dio, ma insomma, abbastanza da turbare i cuori e l’armonia fra alcuni di noi.

Questo della zizzania in mezzo al grano è dunque un problema vecchio come il mondo e, purtroppo sempre attuale e sempre presente. Come notava già S. Agostino, la zizzania è dappertutto, in ogni angoletto del campo ecclesiale. Non possiamo dubitarne, né rimanere sconsolati: la Chiesa perfetta, dei puri, tutta grano di prima scelta, non è di questo mondo.
E la zizzania nella Chiesa ha sempre due dimensioni: quella che distingue  buoni e cattivi cristiani e che fa dire a S. Agostino (discorso 73) “I buoni sopportino i cattivi; i cattivi cerchino di cambiarsi e d’imitare i buoni. Cerchiamo tutti, possibilmente, di appartenere a Dio. Cerchiamo tutti di fuggire, per la sua misericordia, la malizia di questo mondo”.
C’è poi la dimensione personale, per cui nel cuore di ogni uomo, anche il più credente, il Maligno può seminare la sua perfida zizzania. 
Tutti noi siamo grano e zizzania nello stesso tempo, un misto di bene e di male, di luce e di tenebre, di carne e di spirito.

Dunque, in ciascuno di noi il bene e il male si fronteggiano e il male, a volte, sembra più vigoroso e tenace. Ma dalla Parola di Dio riceviamo la speranza. “La Chiesa è dunque un luogo di speranza? Sì, poiché da essa ci giunge sempre e di nuovo la Parola di Dio, che ci purifica e ci mostra la via della fede. Lo è, perché in essa il Signore continua a donarci se stesso, nella grazia dei sacramenti, nella parola della riconciliazione, nei molteplici doni della sua consolazione. Nulla può oscurare e distruggere tutto ciò. Di questo dovremmo essere lieti di fronte a tutte le tribolazioni. Se parliamo della Chiesa come luogo della speranza che viene da Dio, allora ciò comporta, allo stesso tempo, un esame di coscienza: che cosa faccio io della speranza che il Signore ci ha donato? Davvero mi lascio modellare dalla sua parola? Mi lascio cambiare e guarire da lui? Quanta zizzania, in realtà cresce dentro di me? Sono disposto a sradicarla?” (Benedetto XVI)
La parabola evangelica si conclude con l’invito del Padrone: “… Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano, invece, riponetelo nel mio granaio.” (Mt 13,30).
Perciò, ci ricorda ancora Papa Benedetto, “la zizzania esiste anche in seno alla Chiesa e tra coloro che il Signore ha accolto al suo servizio in modo particolare. Ma la luce di Dio non è tramontata, il grano buono non è stato soffocato dalla semina del male.
Il bene e il male sono destinati a convivere in ogni realtà umana, ed anche nella nostra piccola realtà; c’è un solo campo, infatti, dove è lecito e doveroso strappare la zizzania, ed è quello del proprio cuore.
BUON LAVORO.
Maria Pia e Antonello

1 commento:

  1. Il passo di Matteo ci aiuta anche a non cadere nella disperazione o nell'accettazione di questa realtà amara della zizzania. Ci dice appunto quando la zizzania mette radici: "Quando tutti dormivano".
    Allora VIGILIAMO e PREGHIAMO!
    La PREGHIERA è strumento primo e ultimo che può aiutarci a sradicare la zizzania insidiata nel nostro cuore, a mettere pace in noi e fra noi.
    Allora rilanciamo l'invito a riunirci in preghiera nelle e con le famiglie perché la preghiera comunitaria è una potente arma contro il male con le sue mille forme e sfaccettature. Attraverso la preghiera possiamo vivere l'Unità che viene da Dio. PACE E BENE A TUTTI AMICI!;-)
    MEG

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