"Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici. La comunione di vita con altri, con famiglie che si appoggiano l’una all’altra, è molto importante e solo così, in questo coinvolgimento della comunità, degli amici, della Chiesa, della fede, di Dio stesso, cresce un vino che va per sempre." (Benedetto XVI alla festa delle testimonianze - VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Milano, 1-3 giugno 2012)

martedì 19 maggio 2015

“Vi prego: NON DORMITE”


Pubblichiamo la trascrizione della meditazione tenuta dal Card. Menichelli nel corso della XVII Settimana nazionale di studi sulla spiritualità coniugale e familiare, svoltasi a Nocera Umbra dal 30 aprile al 3 maggio 2015.
Ringraziamo il Cardinale innanzitutto per la ricchezza e il fascino degli spunti di riflessione che ci ha donato, nonché per averne autorizzato la pubblicazione, scusandoci per eventuali piccole imprecisioni causate da disturbi nella registrazione. 
Assicuriamo, tuttavia, che il contenuto ed il senso di quanto detto non sono stati in alcun modo alterati.  
Ci auguriamo che la lettura susciti, anche in voi, il desiderio di annunciare, nelle sfide del nostro tempo, la bellezza dell’amore tra l’uomo e la donna voluto da Dio “in principio”.
                                             Antonello e Maria Pia


Vangelo di Matteo (19, 1-12)
Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano. E lo seguì molta folla e colà egli guarì i malati. Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: "È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?".  Ed egli rispose: "Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse:  Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi". Gli obiettarono: "Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?". Rispose loro Gesù: "Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio". Gli dissero i discepoli: "Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi".  Egli rispose loro: "Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca".

Carissimi, dopo la lettura del brano del Vangelo, entriamo adesso in una piccola meditazione. 
Si, meditazione, anche se è probabile che da parte mia ci sia anche qualche suggestione, sicuramente non irriverente nei confronti della Parola di Dio.
Innanzitutto cerchiamo di chiarire il tema, o l'argomento, di questi dodici versetti del capitolo 19.
Possiamo sintetizzarlo così il tema: “matrimonio e celibato”.  Oppure: “matrimonio come?”.
Certo, con un pizzico di malignità da peccatori, possiamo anche riassumere questo tema così, dal punto di vista umano, di peccatori.
Come arrangiarsi su questo argomento? Continuare a fare un po' come i farisei di quel tempo? Oppure, sempre da buoni farisei, possiamo dire che giochiamo sempre al maschile, portiamo avanti sempre un dominio, sottolineiamo sempre, tra virgolette, un uso della donna?
Dove stiamo, qual è il luogo? Diciamo così che siamo in presenza, in questo caso, di una sorta di sconfinamento da parte di Gesù che passa dalla Galilea, luogo iniziale del suo ministero, alla Giudea. 
Inizia la strada verso Gerusalemme che è il luogo culmine della sua vicenda terrena e della sua vicenda di Salvatore.
E anche in questo caso Gesù fa sempre la stessa cosa. Potremmo dire, oggi, che non cambia pastorale. Non ha la mania di grandi discernimenti, di progetti pastorali.
Fa sempre la stessa cosa: ammaestra, perché l'uomo ha sempre bisogno di essere aiutato a capire. Ammaestra con fascino, anzi il Vangelo direbbe "con autorità", non come gli scribi, che chiacchierano.
Anche in questo caso la gente lo segue, ascolta, e poi Gesù fa anche un'altra cosa, sempre: guarisce.
La guarigione di Gesù è sempre un atto di misericordia. E la sua misericordia è sposata con la verità. Perché la salvezza è per la persona, e la persona, fatemi dire così, non è una bottiglia da riempire o da vuotare.
Veniamo ancora più direttamente al brano.
Che cosa succede in questo brano?
Possiamo dire così che si ripete una sorta di cliché. I farisei lo vogliono incastrare. I farisei hanno in testa solo questo: incastrare Gesù Cristo. E gli pongono una questione che apparentemente possiamo chiamare "legalistica".
Se volete anche "di forma" esteriore. Ma che, in realtà, è decisamente veritativa e io aggiungo anche etica. La questione, i farisei, la pongono in modo chiaro: "è lecito ripudiare la propria moglie per qualunque motivo?".
E non capisco perché non abbiano fatta la domanda a rovescio: "è lecito a una moglie mandare via il proprio marito?". Ma la ragione di questa seconda frase non detta è perché il tempo era maschilista, diremmo noi oggi.
La domanda era per risolvere una questione dibattuta, che possiamo sintetizzare così: rigorismo o lassismo legislativo? Rigorismo o lassismo legalistico? E come sempre Gesù oltrepassa le inutili discussioni, che non servono mai a nulla, ma di cui sempre la società è piena.
E Gesù oltrepassa le inutili discussioni e va al centro del problema. Che non è una questione di legge, noi possiamo dire divorzio si divorzio no, ma è uno stare o non stare in ciò che "in principio" è stato posto.
Ecco il problema di fondo! Che possiamo anche riassumere con una domanda: qual è il progetto del Creatore su questo tema?
Il progetto del Creatore per me ha quattro aggettivi: è chiaro, è illuminante, è veritativo, e forse il più difficile anche oggi, è immutabile.
Chiaro, illuminante, veritativo, immutabile.
C’è poco da discutere. E io potrei chiudere qua. Però visto che tutti voi siete impegnati in qualche modo nella pastorale familiare, vorrei dirvi questo "in principio" chiaro, illuminante, veritativo e immutabile, così.
Uomo e donna. Tutti possono fantasticare: noi diciamo uomo e donna. E' inutile che ne stiamo a discutere. Due punti: questi due soggetti che giustamente, anche nella preghiera, abbiamo chiamato soggetti in relazione, ci aggiungiamo o complementarietà o reciprocità, devono mettere in pratica quattro verbi, non cinque e neanche tre, quattro. 
“Lasceranno”. Qui c'è la maturità e la responsabilità del conoscere e sapere e accettare quello che quel progetto dice. Nessuno ti ci caccia, ma se ti ci cacci questo devi sapere: maturità.
Secondo. “Si uniranno”. E si uniranno, da persone, non da coccodrilli, e manco da rinoceronti. Perché l'unione non è solo fisica o fisicista. Tanto da ridursi reciprocamente come macchine da esperimento. Volgarmente noi diciamo “mi piaci”. Nel Vangelo non c'è mai scritto "mi piaci". Mai. C'è scritto "ti amo", non "mi piaci". Si uniranno. Ed è un unione personale. Nella mia modalità di esistenza, nelle mie qualità, nei miei difetti, nei miei pregi, nelle mie debolezze, nei miei peccati, come nei tuoi. E ci ameremo nella carne perché l'amore si deve vedere! Io contesto molto l'espressione (e contestatela) che spesso i ragazzi dicono "ho fatto l'amore". L’amore non si fa, l'amore c'è, semmai l'amore si incarna, prende forma, per cui il figlio non è altro che l'amore visto di un uomo e di una donna. Non è un'occasione persa o sbagliata. E in questa unione c'è profondo rispetto dell'uno e dell'altro. Un rispetto che, secondo me, nasce proprio dall'imitazione del modo di Dio di unirsi ad ognuno di noi. Che è talmente compenetrante da farci diventare, da parte sua, casa che lo accoglie.
Lasceranno, si uniranno, “diventeranno”. Per cui questo progetto invita i due ad essere costruttori, non utilizzatori. Di che cosa? Di ciò che diventa necessario per il dopo. E per me questo "diventeranno" lo riassumo con questa parola: costruire principalmente, costantemente, la sponsalità. E la sponsalità non è come se i due entrassero in un frullino e diventano impastati nuovamente: no. Le persone rimangono quelle. Ma ciò che loro sono chiamati a "fare" è un grande mistero. E' il mistero della solidità della sponsalità. 
E dentro questa solidità della sponsalità entra il quarto verbo: “servire” la vita. Perché la vita, per vivere, ha bisogno del grembo, non della tecnica. Abbiamo inventato i frigoriferi della vita! Dobbiamo farli sciogliere al caldo del dono. Per un certa cultura può sembrare strano, ma noi questo abbiamo da offrire, è questo il progetto magnifico. Perché dietro questo c'è perfino la sostanza della sua identità. L'identità non te la dai da solo, te la dà il padre e la madre. E' questo un mondo, una cultura, che non ci dà più garanzie sull’identità!
Questo è il progetto che Gesù spiega. Quel famoso "in principio". Allora, diciamo così, c'è una dualità di genere, se può essere reciproci non si può essere uguali.
Anche questa frase che diciamo: "sono sposati, sono come due gocce d'acqua simili"... l'uomo e la donna non sono semplicemente uguali! Possiamo dire così: c'è l’uguaglianza nella dignità e la diversità nella relazione e tutto questo si fonda su un atto creativo di Dio.
Ricordo il mio professore di sacra scrittura, che era un uomo molto credente, perché era un ateo convertito. Da essere, come diceva lui, un emerito mascalzone e peccatore, convertito, quando ci spiegava questa cosa, ricordo per me ragazzo, che conosceva poco la Bibbia, perché non avevamo in mano la Bibbia (era irriverente tenere in mano la Bibbia, perché c'era il racconto di Susanna e allora un seminarista poteva essere distratto, e non solo il seminarista ma anche altri). Lui diceva: cosa vuol dire quando la Bibbia dice: Dio consegnò ad Adamo le creature perché desse loro il nome. E mica ha preso il vocabolario! Ma subito dopo dice: non avendo trovato qualcosa simile a lui, nella dignità, Dio (puntini puntini) "inventa", come ha inventato Adamo, “inventa”! Ora, lasciamo fare la costola o non la costola, poi ci si metteva a contarsi le costole se erano uguali. Ricordo questa parola che il mio professore diceva in ebraico “zelah”, e cioè l’elemento vivente perché ci possa essere la riconoscibilità dell’altro.
E qui vi dico un'altra cosa, vi prego ascoltatela, e ai fidanzati, se parlate loro, ditela, senza fare grandi prediche che la gente non capisce più: del dono interpersonale dell’uomo e della donna, lo dico anche a voi, mi sapreste dire, solo a occhio, se il dono interpersonale dell’uomo e della donna è diverso dall'unione di ogni creatura maschio e femmina che procrea? Si o no? Ho detto a occhio! 
Allora tutti rispondono: “ma quelli si amano”. E le altre creature? Vai a prendere un leone che sta con una leonessa: ti morde se gli tocchi qualcosa. Dov'è la diversità, a occhio? Dove l’uomo e la donna non è animale ma è persona vivente, a immagine e somiglianza di Dio che si comunica guardandosi?! Tutte le volte che l’uomo rovescia questo dono interpersonale che passa anche attraverso lo sguardo, l’uomo diventa animale.
Adesso possiamo capire di più cosa volevo dire con unirsi.
Mi dispiace se usciamo dalla preghiera e vi disturbo un po’. Ma questa espressione che i ragazzi dicono: “ho fatto sesso”. Ma il sesso è fatto? Tutt'al più mettete assieme due attrezzature che grazie a Dio funzionano! Mi comprendete? Ormai i nostri ragazzi non capiscono più queste cose, sono dentro un virus collettivo. Tale da fargli dire alla domanda che io stesso faccio “che cos'è la sessualità?” mi rispondono: “quello che un uomo fa con una donna”. E io dico “grazie, così mi avete definito che io sono asessuato!”. 
Questo ci deve abituare a pensare, perché i guai vengono dopo. E i nostri ragazzi celebrano i matrimoni dentro questa cultura che è malata di qualche virus di testa.
L’essere umano, direbbe Kasper, l’essere uomo e l’essere donna sono fondati ontologicamente nella creazione. Dio non ha creato un neutro, ma l’uomo e la donna come donati da Dio l’uno all'altro per complementarsi, per sostenersi, per compiacersi e per tutto il resto che noi sappiamo.
Vorrei, una volta tanto, che liberassimo anche il dono del personale dell’uomo e della donna dal fatto che ogni passo che fanno è peccato. Il peccato figlioli è una cosa seria. Molto seria. Perché se non fosse stata seria il Figlio di Dio non sarebbe morto, per una cosa stupida.
Ed è tanto seria proprio perché dobbiamo capire il rovescio e, quindi, convertirci.
Ora, dentro, chiamiamolo così, questo laboratorio, i due diventano una carne sola, una comunità di vita che, come posso dire, che si fa sesso, eros, amicizia umana, dono, in una relazione fruttuosa.
E qui vorrei che santificassimo il piacere, come unguento di attrazione. Ma tutto questo non “svincolato da”, perché, se no, anche all'interno del matrimonio può esistere la prostituzione, non a pagamento. 
L’amore tra uomo e donna e la trasmissione della vita sono inscindibili. Questo bisogna mettere in testa: sono inscindibili. Il che non vuol dire che in ogni dono un figlio. Ma qui entro in argomenti che non entrano nella mia lectio.
Anzi sono tanto fortemente orientati l’uno all'altro che essi lasciano una relazione di sangue, il padre e la madre, per cercare, inventare, realizzare una vita nuova, una dinamica nuova. La relazione di sangue diventa meno forte della relazione d’amore. Nella parola di Gesù il quadro del principio è chiaro e non può essere cambiato: ciò che Dio ha congiunto l’uomo non lo separi.
Apro e chiudo parentesi. Quando fate la preparazione, fate capire che questa roba non è per i cattolici: non c’erano! Questo è il progetto “in principio”, ed è per l’umanità: è per l’uomo e la donna. Che sono invitati a capire l’amore di Dio e a celebrarlo nella fede. La sostanza di questo sta nella grandezza dell’amore che, se è vero, è imitazione di Dio che non si allontana mai dai suoi figli come quell'uomo che non deve mai allontanarsi dalla sua donna e viceversa. Perché l’amore è sempre a vantaggio dell’uomo e della donna, il piacere no.
L’amore è sempre a vantaggio dei due. Appare qui la medicina contro l’azione del maligno, o del divisore, che illude in nome di una libertà disgiunta dalla responsabilità. Perché quando uno dice all'altro non mi piaci più, lì il maligno ha messo dentro un seme (il maligno fa sempre questo mestiere di dividere). Però, come diceva San Pietro, va in giro e se tu non ti avvicini non ti tira! 
Il problema è però che il divisore ha anche la forza della suadenza.
Ora la questione, però, si fa seria. E i farisei… qua non c’è solo il matrimonio: qua c’è di mezzo Mosè. E Mosè non si tocca. Quindi: i farisei cercano di prendere Mosè, e chiedono spiegazione. Ma Dio non parla attraverso Mosè? Gesù dice: certo, che parla attraverso Mosè, ma Dio è prima di Mosè. E poi tenete presente, direbbe Gesù, che Mosè permette, Dio ordina. Con Mosè, che Gesù non condanna, non dice Gesù che Mosè ha fatto male! Gesù dice un’altra cosina, che secondo me è importante. Sempre, nel tempo dell’umano, ma tanto più importante per il tempo presente, che è il tempo della confusione. E cioè, sarebbe come se Gesù dicesse: Mosè ci abbia messo dentro una concessione alla nostra debolezza, Gesù la chiama “durezza del vostro cuore”. Come in una concessione, una “permissione”, alla sordità e insensibilità nei confronti della Parola di Dio e al suo volere il bene dei figli.
Però questa parola, cari amici, ci interpella. Perché la Parola di Dio non è statica. La parola di Dio sta nella vita degli uomini e sta sempre contemporanea ad ogni generazione umana. Quindi anche a questa. E allora la domanda è: esiste oggi la durezza del cuore? Quale senso ha oggi questa durezza? 
Siccome questa è una lectio non posso fare molte cose. Ma dico solo queste poche parole perché vorrei che queste le metteste in testa. Perché qui entra la dinamica della misericordia. Che non è qualcosa di meno della verità. E’ la gemella della verità. Perché tanto la misericordia quanto la verità… Diciamo così: “in principio” la verità, la “durezza del cuore” e la misericordia. E tutt’e due, misericordia e verità, sono nate dal Verbo di Dio fatto carne. 
Sulla croce Gesù dice “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Chiesa capisci gli sposi, perché spesso non sanno quello che fanno. Chiesa capisci i tuoi preti che spesso non sanno quello che fanno. Capisci anche i tuoi vescovi che qualche volta non sanno quello che fanno. Perché nessuno di noi, cari amici, è padrone della parola di Dio. Nessuno. Né della Sua misericordia, né della Sua Parola. Ma tutti noi dobbiamo inginocchiarci davanti allo Spirito Santo, chiedere allo Spirito che ci faccia capire, che ci faccia compiere passi di salvezza per l’umanità. Allora questa durezza del cuore possiamo dire così: è l’inconsapevolezza di poter accogliere con verità e libertà interiore il progetto sponsale. L’inconsapevolezza. Progetto sponsale che è progetto di vita e di amore, e non di piacere, di piacere egoistico.
Oppure possiamo dire che oggi la durezza del cuore è la soggiacenza, io dico anche incolpevole, alla cultura del tempo, che è fortemente cambiata, di cui noi tutti siamo responsabili, se non altro perché spesso tacciamo. Faccio due esempi. Ieri c’era “ti amo per sempre”, oggi si dice “ti amo ora”. Mi pare che la cultura sia totalmente cambiata! Possiamo aiutare le persone a capire e oltrepassare il “Per ora”? Certo. Ieri si diceva che l’amore è caduto. Poi non so se sempre l’abbiamo vissuto, ma almeno si diceva. Oggi si dice “ci provo ma non c’è”. Ieri si diceva “insieme”, adesso si dice “io”. Perché siamo stati così bravi da alterare anche il concetto della libertà. La libertà non è autonomia, la libertà è una scelta e se io mi dono, mi dono. Sapete come dire rispetto a questa durezza del cuore? Essere passati dalla coscienza morale al capriccio della coscienza psicologica. Questa frase non è mia, è di un beato, è di Paolo VI (1974). E la Chiesa diventa sempre più colpevole quando non capisce i suoi profeti. Son passati 40 anni: “dalla coscienza morale al capriccio della coscienza psicologica”.
Si potrebbe aggiungere: “la crisi, frutto di una conoscenza non illuminata dalla fede”. E’ Francesco. L’ha detto il 23/1/2015. Voi che smanettate molto su internet leggete la roba del Papa.
Tutto, oggi, sembra essere dentro “una mondanità spirituale” (papa Francesco). Questa mondanità spirituale la spiego: siamo dentro un sincretismo di pensiero, di fede, di soggettivismo. Dentro questa nebbia culturale ci abbiamo messo tutto. E anche noi diciamo: “che male c’è?”. 
Cominciamo un po’ a rovesciare i termini: “che bene c’è?”. E qui apro e chiudo parentesi che non c’entra con questo. Le nuove generazioni, quando dicono queste frasi “che male c’è?”: fermatevi con i figli, con i nipoti, fate capire che non si può dire così. E aiutateli ad oltrepassare quel confine, per loro legittimo, dell’esperienza, del godimento. Avete questo coraggio? Essi vi ascoltano, e desiderano ascoltare più di quanto noi non pensiamo. 
“Ma all'inizio non era così”. Quindi Gesù riporta tutto alla verità originaria, all'ordine della creazioneDove c’è la diversità di genere, e solo la diversità fa la comunione, e la diversità di servizio generoso e fedele al progetto di Dio sull'umanità.
Ora, di fronte a Cristo, rivelatore definitivo del piano di Dio, anche i discepoli sono sconcertati: “ma allora conviene non sposarsi!”. Perché ci andiamo a cacciare dentro questo labirinto? Si direbbe: matrimonio come rischio, come peso, come tormento. 
E perché il matrimonio è l’unica via per l’uomo? 
Allora qui Gesù fa un salto di qualità come li fa Lui, come solo Lui può fare. E allora Gesù mette in gioco un’altra prospettiva, che chiama il Regno dei cieli.
Matrimonio o non matrimonio è richiesta a tutti una direzione di santità, di conversione anche nel versante delle esigenze della propria sessualità. E qui tira fuori gli eunuchi. Nati male, fatti dagli altri, eccetera.
Io mi fermo un secondo, perché dovete aprire gli occhi e la mente.
Non tanto quel “dalla nascita”, perché non sono malati: smettiamo di offendere le persone. Perché se è vero che son malati questi son malato anch'io. Dio non ha uno stampo fasullo. Ma mi fermo un attimo su quelli “fatti”. Oggi questo “fatto” si è raffinato. Non ne parlo in modo molto approfondito, perché non ho letto molto, mi sto fidando di quello che mi hanno detto i medici cattolici di cui sono assistente nazionale. 
Si sta progettando, e si sta sperimentando questo fatto: prendere un ragazzo, bloccargli la pubertà con fattori chimici, farlo arrivare alla maggiore età (come se la maggiore età fosse, che so: il 30 aprile sono ignorante e il primo maggio…, perché così la legge dice!) per chiamarlo e chiedergli che direzione vuole avere, maschile o femminile. Nonostante che sia uomo, maschio, puoi anche essere femmina.
Vi prego non dormite, entrate dentro la partecipazione politica e culturale di questo tempo.
Ma di fronte a questo, papa Francesco che dice? “Chi sono io per giudicare”: nessuno giudichi, ma per tutti c’è l’impegno ad armonizzare la propria vita con l’amore di Dio.
Ma questo, carissimi, è un altro tema per altra occasione. Credo, tuttavia, che sul tema di questo brano biblico, la Chiesa è chiamata ad esercitare il ministero della verità e della misericordia, aprendosi all'azione misteriosa dello Spirito, che sempre la conduce, la santifica e la ispira.
Amen.
Card. Edoardo Menichelli, 
Arcivescovo di Ancona-Osimo, 
Delegato Regionale delle Marche per la pastorale della famiglia

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