"Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici. La comunione di vita con altri, con famiglie che si appoggiano l’una all’altra, è molto importante e solo così, in questo coinvolgimento della comunità, degli amici, della Chiesa, della fede, di Dio stesso, cresce un vino che va per sempre." (Benedetto XVI alla festa delle testimonianze - VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Milano, 1-3 giugno 2012)

lunedì 8 dicembre 2014

...verso il Natale

Sentiamo sempre più in questi giorni parlar male del Natale, a molti non suscita più nulla o addirittura vorrebbero scappare per poi tornare quando è tutto finito. A molti disturba il perbenismo ed il buonismo di cui s’impregna questo tempo.

Ma dal nostro punto di vista tutto ciò è cosa buona. Si, perché questa sfiducia, questo malessere non sono altro che le conseguenze di chi si è lasciato coinvolgere per molto tempo dallo “spettro del natale”, da quello commerciale, delle luci colorate, del panettone, degli  alberi addobbati, dalle vetrine colorate. Se ci fermiamo solo a questo, tutto ciò diventa effimero, rumoroso, è fuori da noi, ci coinvolge solo in apparenza ed una volta finito inevitabilmente ci lascia con un senso di vuoto e stordimento.

Ovviamente il rifiutarsi di festeggiarlo non è la soluzione migliore, in quanto ci isolerebbe dagli altri. Che fare allora?

Facciamo silenzio, mettiamoci in raccoglimento, ritorniamo al cuore della vita, alle origini di questa festa. Ciò che sta arrivando non è il natale ma il Santo Natale: Dio viene in mezzo a noi!

Se siamo stanchi di questa Grande Festa è perché fino ad oggi non le abbiamo dato il giusto valore, il vero significato. Svegliamoci dunque, apriamo i nostri cuori a quel Dio che si è fatto Bambino un tempo e che ogni giorno si fa presente nel volto di chi ci è vicino.

Così come  i re magi e i pastori hanno adorato il Bambinello nella grotta di Betlemme, anche noi possiamo rivivere il Natale andando incontro a chi è a noi vicino e lontano. Donandogli l' oro del nostro tempo, l'incenso del nostro amore e la mirra della nostra pazienza. Così anche il folclore natalizio con i suoi alberi che brillano farà da cornice a questo gioioso stare insieme e forse si ravviverà in noi lo Spirito del Santo Natale che continuerà  a risplendere anche quando  tutte le lucine colorate si spegneranno.

(…) “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!” (Atti 20,34-35) ma questa gioia possiamo sperimentarla se ci lasciamo abitare da Gesù, a lui non serve molto, gli basta solo una piccola apertura del nostro cuore per prenderne dimora. Pensiamo alla grotta: umida, fredda, buia. Lì è nato, quindi, non preoccupiamoci se anche noi ci sentiamo bui e freddi ma invochiamolo: "Vieni Signore Gesù qui ed ora, riscalda il nostro cuore e ricolmalo della Tua Presenza amorevole e misericordiosa!".
Emanuela&Marco

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