"Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici. La comunione di vita con altri, con famiglie che si appoggiano l’una all’altra, è molto importante e solo così, in questo coinvolgimento della comunità, degli amici, della Chiesa, della fede, di Dio stesso, cresce un vino che va per sempre." (Benedetto XVI alla festa delle testimonianze - VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Milano, 1-3 giugno 2012)

mercoledì 18 febbraio 2015

"Ricordati che sei polvere..."

Carissimi amici,
con la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri entriamo nel cammino quaresimale, "tempo in cui cerchiamo di unirci più strettamente al Signore, per condividere il mistero della Sua passione e della Sua risurrezione" (Papa Francesco, Omelia S. Messa 18/2/2015).
Il segno liturgico che contraddistingue la liturgia odierna è la cenere.
"La cenere è uno di quei segni materiali che portano il cosmo all'interno della Liturgia, un segno non sacramentale, ma pur sempre legato alla preghiera e alla santificazione del popolo cristiano.
Il segno della cenere ci riporta al grande affresco della creazione, in cui si dice che l’essere umano è una singolare unità di materia e di soffio divino, attraverso l’immagine della polvere del suolo plasmata da Dio e animata dal suo respiro insufflato nelle narici della nuova creatura. Possiamo osservare come nel racconto della Genesi il simbolo della polvere subisca una trasformazione negativa a causa del peccato. Mentre prima della caduta il suolo è una potenzialità totalmente buona, irrigata da una polla d’acqua e capace, per l’opera di Dio, di germinare «ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare», dopo la caduta e la conseguente maledizione divina esso produrrà «spine e cardi» e solo in cambio di «dolore» e «sudore del volto» concederà all'uomo i suoi frutti. La polvere della terra non richiama più solo il gesto creatore di Dio, tutto aperto alla vita, ma diventa segno di un inesorabile destino di morte: «Polvere tu sei e in polvere ritornerai».
E’ evidente nel testo biblico che la terra partecipa della sorte dell’uomo. (...)
Questa maledizione del suolo ha una funzione medicinale per l’uomo, che dalle «resistenze» della terra dovrebbe essere aiutato a mantenersi nei suoi limiti e riconoscere la propria natura. (...)
Ciò significa che l’intenzione di Dio, che è sempre benefica, è più profonda della maledizione. Questa, infatti, è dovuta non a Dio ma al peccato, però Dio non può non infliggerla, perché rispetta la libertà dell’uomo e le sue conseguenze, anche negative. Dunque, all'interno della punizione, e anche all'interno della maledizione del suolo, permane una intenzione buona che viene da Dio. Quando Egli dice all'uomo: «Polvere tu sei e in polvere ritornerai!», insieme con la giusta punizione intende anche annunciare una via di salvezza, che passerà proprio attraverso la terra, attraverso quella «polvere», quella «carne» che sarà assunta dal Verbo. E’ in questa prospettiva salvifica che la parola della Genesi viene ripresa dalla Liturgia del Mercoledì delle Ceneri: come invito alla penitenza, all'umiltà, ad avere presente la propria condizione mortale, ma non per finire nella disperazione, bensì per accogliere, proprio in questa nostra mortalità, l’impensabile vicinanza di Dio, che, oltre la morte, apre il passaggio alla risurrezione, al paradiso finalmente ritrovato(Papa Benedetto XVI, Omelia S. Messa 22/2/2012).
Percorriamo insieme questo cammino, impegnandoci a rinnovare la nostra vita e le nostre Comunità, con la certezza che, convertendoci all'amore di Dio troveremo le risposte alle domande che continuamente la storia ci pone. (cfr. Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2015).
Santa Quaresima a tutti.
Maria Pia e Antonello

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