"Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici. La comunione di vita con altri, con famiglie che si appoggiano l’una all’altra, è molto importante e solo così, in questo coinvolgimento della comunità, degli amici, della Chiesa, della fede, di Dio stesso, cresce un vino che va per sempre." (Benedetto XVI alla festa delle testimonianze - VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Milano, 1-3 giugno 2012)

sabato 25 agosto 2018

IX INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE - VISITA ALLA CATTEDRALE

VIAGGIO APOSTOLICO 
DEL SANTO PADRE
IN IRLANDA PER IL 
IX INCONTRO MONDIALE 
DELLE FAMIGLIE
(25-26 AGOSTO 2018)

Procattedrale di Santa Maria (Dublino)
Sabato, 25 agosto 2018

dal DISCORSO 
DEL SANTO PADRE FRANCESCO

"Guardando voi, così giovani, io mi domando: ma allora non è vero quello che dicono, che i giovani non vogliono sposarsi? 
Sposarsi e condividere la vita è una cosa bella. C’è un detto in spagnolo che dice così: “Dolori in due, mezzo dolore; gioia in due, una gioia e mezza”. Questa è la strada del matrimonio. (...)
E’ bello anche sentire quella musica che viene da lì: i bambini che piangono… Quella è una
speranza, è la più bella musica; ma anche la più bella predica, sentire un bambino che piange, perché è il grido della speranza, che la vita continua, che la vita va avanti, che l’amore è fecondo. Guardare i bambini… 
Ma ho salutato anche una persona anziana: bisogna anche guardare gli anziani, perché gli anziani sono pieni di saggezza(...)
Il futuro e il passato si incontrano nel presente. Loro, i vecchi – permettetemi la parola: i vecchi, – hanno la saggezza. Anche le suocere hanno la saggezza…. 
E i bambini devono ascoltare la saggezza, voi giovani dovete ascoltare la saggezza, e parlare con loro per andare avanti, perché loro sono le radici. Loro sono le radici, e voi prendete dalle le radici per andare avanti. (...)
Certamente dobbiamo riconoscere che oggi non siamo abituati a qualcosa che realmente dura per tutta la vita. Noi viviamo una cultura del provvisorio, non siamo abituati. Se sento che ho fame o sete, posso nutrirmi, ma la mia sensazione di essere sazio non dura nemmeno un giorno. Se ho un lavoro, so che potrei perderlo contro la mia volontà o che potrei dover scegliere una carriera diversa. È difficile persino star dietro al mondo, in quanto tutto intorno a noi cambia, le persone vanno e vengono nelle nostre vite, le promesse vengono fatte ma spesso sono infrante o lasciate incompiute. Forse quello che mi state chiedendo è in realtà qualcosa di ancora più fondamentale: “Non c’è davvero niente di prezioso che possa durare?”. Questa è la domanda. Sembra che nessuna cosa bella, nessuna cosa preziosa duri. “Ma non c’è davvero qualcosa di prezioso che possa durare? Neanche l’amore?”. E c’è la tentazione che quel “per tutta la vita” che voi direte
l’uno all'altro, si trasformi e, col tempo, muoia. Se l’amore non si fa crescere con l’amore, dura poco. Quel “per tutta la vita” è un impegno da far crescere l’amore, perché nell'amore non c’è il provvisorio. Se no si chiama entusiasmo, si chiama, non so, incantamento, ma l’amore amore è definitivo, è un “io e tu”. Come si dice da noi, è “la metà dell’arancia”: tu sei la mia metà arancia, io sono la tua metà arancia. L’amore è così: tutto e per tutta la vita. E’ facile rimanere prigionieri della cultura dell’effimero, e questa cultura aggredisce le radici stesse dei nostri processi di maturazione, della nostra crescita nella speranza e nell'amore. Come possiamo sperimentare, in questa cultura dell’effimero, ciò che veramente dura? 
Ecco quello che vorrei dirvi. Tra tutte le forme dell’umana fecondità, il matrimonio è unico. È un amore che dà origine a una nuova vita. Implica la mutua responsabilità nel trasmettere il dono divino della vita e offre un ambiente stabile nel quale la nuova vita può crescere e fiorire
Il matrimonio nella Chiesa, cioè il sacramento del matrimonio, partecipa in modo speciale al mistero dell’amore eterno di Dio. Quando un uomo e una donna cristiani si uniscono nel vincolo del matrimonio, la grazia di Dio li abilita a promettersi liberamente l’uno all'altro un amore esclusivo e duraturo. 
Così la loro unione diventa segno sacramentale – questo è importante: il sacramento del matrimonio – diventa segno sacramentale della nuova ed eterna alleanza tra il Signore e la sua sposa, la Chiesa. Gesù è sempre presente in mezzo a loro. Li sostiene nel corso della vita nel reciproco dono di sé, nella fedeltà e nell'unità indissolubile. L’amore di
Gesù per le coppie è una roccia, è un rifugio nei tempi di prova, ma soprattutto è fonte di crescita costante in un amore puro e per sempre
Fate scommesse forti, per tutta la vita. Rischiate! 
Perché il matrimonio è anche un rischio, ma è un rischio che vale la pena. Per tutta la vita, perché l’amore è così.
Sappiamo che l’amore è il sogno di Dio per noi e per l’intera famiglia umana. Per favore, non dimenticatelo mai! Dio ha un sogno per noi e chiede a noi di farlo proprio. Non abbiate paura di quel sogno!
Sognate in grande! 
Fatene tesoro e sognatelo insieme ogni giorno nuovamente. In questo modo sarete in grado di sostenervi a vicenda con speranza, con forza e col perdono nei momenti in cui il percorso si fa arduo, diventa difficile scorgere la via.
Nella Bibbia, Dio si impegna a rimanere fedele alla sua alleanza, anche quando noi lo rattristiamo e il nostro amore s’indebolisce. Cosa dice Dio nella Bibbia al suo popolo? Ascoltate bene: «Non ti lascerò e non ti abbandonerò» (Eb 13,5). E voi, come marito e moglie, ungetevi a vicenda con queste parole di promessa, ogni giorno per il resto della vita. E non smettete mai di sognare! Sempre ripetere nel cuore: “Non ti lascerò, non ti abbandonerò”(...)
Il primo e più importante luogo per far passare la fede è la casa: si impara a credere a casa, attraverso il calmo e quotidiano esempio di genitori che amano il Signore e confidano nella sua parola. Lì, nella casa, che possiamo chiamare la  “Chiesa domestica”, i figli imparano il significato della fedeltà, dell’onestà e del sacrificio. Vedono come mamma e papà si comportano tra di loro, come si prendono cura l’uno dell’altro e degli altri, come amano Dio e la Chiesa. Così i figli possono respirare l’aria fresca del Vangelo e imparare a comprendere, giudicare e agire in modo degno della fede che hanno ereditato. La fede, fratelli e sorelle, viene trasmessa intorno alla tavola domestica, a casa, nella conversazione ordinaria, attraverso il linguaggio che solo l’amore perseverante sa parlare. Non dimenticatevi mai, fratelli e sorelle: la fede si trasmette in dialetto! Il dialetto della casa, il dialetto della vita domestica, lì, della vita di famiglia.  (...)
Ricordo una volta – avrò avuto cinque anni –, sono entrato a casa e lì, nella sala da pranzo, papà arrivava dal lavoro, in quel momento, prima di me, e ho visto papà e mamma che si baciavano. Non lo dimentico mai! Che cosa bella! Stanco del lavoro, ma ha avuto la forza di esprimere l’amore a sua moglie! Che i vostri figli vi vedano così, che vi accarezzate, vi baciate, vi abbracciate; questo è bellissimo, perché così imparano questo dialetto dell’amore, e la fede, in questo dialetto dell’amore.
Dunque, è importante pregare insieme in famiglia; parlate di cose buone e sante; e lasciate che Maria nostra Madre entri nella vostra vita, la vita familiare. Celebrate le feste cristiane: che i vostri figli sappiano che cosa è una festa in famiglia. Vivete in profonda solidarietà con quanti soffrono e sono ai margini della società, e che i figli imparino. (...)
Dunque, è importante pregare insieme in famiglia; parlate di cose buone e sante; e lasciate che Maria nostra Madre entri nella vostra vita, la vita familiare. Celebrate le feste cristiane: che i vostri figli sappiano che cosa è una festa in famiglia. Vivete in profonda solidarietà con quanti soffrono e sono ai margini della società, e che i figli imparino. (...)
Qualche mese fa qualcuno mi ha detto che stiamo perdendo la nostra capacità di amare.
Lentamente ma decisamente stiamo dimenticando il linguaggio diretto di una carezza, la forza della tenerezza. Sembra che la parola tenerezza sia stata tolta dal dizionario. Non ci potrà essere una rivoluzione di amore senza la rivoluzione della tenerezza!
Col vostro esempio, possano i vostri figli essere guidati a diventare una generazione più premurosa, amorevole, ricca di fede, per il rinnovamento della Chiesa"

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