"Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici. La comunione di vita con altri, con famiglie che si appoggiano l’una all’altra, è molto importante e solo così, in questo coinvolgimento della comunità, degli amici, della Chiesa, della fede, di Dio stesso, cresce un vino che va per sempre." (Benedetto XVI alla festa delle testimonianze - VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Milano, 1-3 giugno 2012)

martedì 19 marzo 2013

Il Custode silenzioso


Cari amici,
la ricorrenza di San Giuseppe, tanto cara a noi capursesi, ci offre l’occasione per contemplare la figura di questo grande santo, che ha vissuto la sua vocazione nel silenzio e nel nascondimento. Nondimeno egli ha avuto un ruolo fondamentale nella storia della salvezza, come “custode” di Gesù.
La lezione di vita che gli uomini, sposi, mariti e padri, possono trarre dalla sua esperienza è davvero grande, come è possibile scorgere dagli scritti dei Padri della Chiesa e dall’insegnamento di molti pontefici.
Non dovendo svolgere un trattato, ci soffermeremo soltanto su alcune riflessioni offerteci, più recentemente, da Papa Benedetto XVI, nel corso del suo breve ma intensissimo pontificato, ed oggi da Papa Francesco, che stiamo imparando a conoscere e ad amare.
Durante il suo viaggio in Camerun ed Angola, nel marzo 2009, Benedetto XVI, indicandoci l’amore di Giuseppe per Maria, ci insegnò l’amore totale, assoluto e libero: "Egli l’ha amata con quel grande rispetto che è il sigillo dell’amore autentico. San Giuseppe ci insegna che si può amare senza possedere. Contemplandolo, ogni uomo e ogni donna può, con la grazia di Dio, essere portato alla guarigione delle sue ferite affettive a condizione di entrare nel progetto che Dio ha già iniziato a realizzare negli esseri che stanno vicini a Lui, così come Giuseppe è entrato nell'opera della redenzione attraverso la figura di Maria e grazie a ciò che Dio aveva già fatto in lei". Anche nella paternità Giuseppe è modello universale e intramontabile, perché "essere padre è innanzitutto essere servitore della vita e della crescita”.
E’ per questo che "dall’esempio di San Giuseppe viene a tutti noi un forte invito a svolgere con fedeltà, semplicità e modestia il compito che la Provvidenza ci ha assegnato."(Benedetto XVI - Angelus del 19 marzo 2006).
Così come stamane, nella Santa Messa d’inizio pontificato, Papa Francesco ha detto che Giuseppe ha esercitato il suo ruolo di custode e protettore di Maria, di Gesù e del suo corpo mistico, la Chiesa, "con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende … nella costante attenzione a Dio, aperto ai suoi segni, disponibile al suo progetto, non tanto al proprio. … Giuseppe è custode perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, … e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri."
Ma cos'è il custodire gli altri? Ad esempio "E’ l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori".
Allora l’invito è per tutti noi genitori ad impegnarci a seguire l’esempio di San Giuseppe, perché nelle nostre famiglie si realizzi l’augurio di Benedetto XVI nell’Angelus del 30 dicembre 2012: 
"Auguro a tutte le famiglie cristiane di vivere alla presenza di Dio con lo stesso amore e la stessa gioia della famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe".

AUGURI A TUTTI I PAPA’
Maria Pia e Antonello

2 commenti:

  1. Visto che si parla di mariti, condivido con voi questo bellissimo racconto ma ovviamente vale anche per le mogli.

    UN SAGGIO CONSIGLIERE:
    Un uomo andò a trovare un saggio consigliere e gli disse che ormai non amava più sua moglie e pensava di separarsi.
    Il saggio lo ascoltò, lo guardò negli occhi e gli disse solamente una parola:
    - Amala. Poi tacque.
    - Ma io non sento più niente per lei.
    - Amala. Ripeté il saggio.
    Davanti allo sconcerto del visitatore, dopo un opportuno silenzio il vecchio saggio aggiunse:
    - Amare è una decisione, non un sentimento. Amare è una consacrazione, è disposizione. Amare è un verbo e il frutto di quest’azione è l’amore. L’amore è come un esercizio di giardinaggio, bisogna strappare quello che fa male, preparare il terreno, seminare, essere paziente, irrigare e curare. Si preparato, perché ci saranno difficoltà, siccità o eccessi di piogge. Un motivo in più per non abbandonare il tuo giardino. Ama la tua compagna, accettala, stimala, rispettala, dalle tenerezza, ammirala e comprendila. Questo è tutto: - Amala.
    MEG

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  2. bello e, soprattutto, vero. esprime in forma narrativa il senso del brano evangelico delle Nozze di Cana, quel secondo vino di cui ha parlato Benedetto XVI all'incontro mondiale delle famiglie 2012 e che costituisce l'intestazione del nostro blog: praticamente "l'instrumentum laboris" di ogni famiglia. Maria Pia

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